MACCHÉ BIANCHE, SONO MORTI ROSSO SANGUE

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Sono 102 i morti di lavoro in questo inizio 2023. Una cifra impressionante.

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Potrebbe essere un'immagine raffigurante fiore

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Nel 2022 erano stati 1089 i caduti del lavoro.
Alla Lombardia il triste primato della morte per regione: 161, segue il Veneto con 130.
In Italia negli ultimi anni si è diffuso l’uso <<di chiamare “morti bianche” i decessi causati da incidenti che avvengono sul luogo di lavoro o nel percorso da e verso esso>>. (Treccani)
Prima che un “certo” giornalismo padronale introducesse questa ridicola metafora che allude ad un’assemza di un responsabile, si parlava correttamente di “omicidi del lavoro”, termine utilizzato negli anni ‘60 dal movimento operaio. Nel 1963 i morti del lavoro furono addirittura 4644.
Ora tutto si annacqua nell’immaginario pur di occultare le responsabilità di una classe imprenditoriale senza scrupoli che pur di <<prendere quanto è più possibile>>, (K. Marx) fa della sicurezza sul lavoro un optional o una seccatura.
Secondo stime dell’OIL (Organizzazione internazionale del lavoro) ogni anno, nel mondo, circa 2 milioni di persone, tra cui 12.000 bambini, muoiono mentre svolgono un’attività lavorativa.
Nel nostro Paese si registrano mediamente 1 milione di infortuni e oltre mille decessi.
20 mila morti sul lavoro negli ultimi 15 anni.
La causa principale di infortunio mortale è rappresentata dalle cadute dall’alto che, insieme ad altre tipologie di caduta o scivolamento da parte del lavoratore o di caduta sul lavoratore di materiale o di oggetti, macchine e dispositivi, provocano quasi il 42% del totale dei decessi.
Secondo l’INAIL, il costo degli incidenti sul lavoro incide del 3 per cento sul prodotto interno lordo, costando alle casse italiane circa 45 miliardi di euro ogni anno.
Per tentare di fermare questa strage infinita, “Usb” e “Rete Iside” chiedono di introdurre subito il reato di omicidio sul lavoro.
<<Troppo spesso, infatti, ci troviamo a commentare casi in cui le norme e le misure di sicurezza sono state apertamente violate o ignorate: veri e propri omicidi>>.
L’introduzione del reato di omicidio sul lavoro potrebbe fornire uno strumento di deterrenza, rendendo per i datori di lavoro non più “conveniente” ridurre all’osso gli investimenti sulla sicurezza che sono vissuti, in genere, come una mera incombenza burocratica.
I caduti del lavoro non sarebbero più derubricati come danni collaterali della produzione.
Quanti lavoratori vengono ancora esposti a rischi troppo elevati perché non sono addestrati in maniera adeguata e, soprattutto, perché subiscono pressioni a fare sempre più in fretta? Troppi. Ed è ormai la regola.
Basta.
<<L’unica cifra di morti di lavoro accettabile: è zero>>.