È IL PENTAGONO CHE ORA PROVA A DIRE ALLA CASA BIANCA DI DARSI UNA CALMATA SULL’UCRAINA

DA REDAZIONE

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La Rand Corporation: «Ora l’escalation nuoce agli Usa». L’ultimo rapporto del think-tank legato al Pentagono. La guerra non può essere vinta e se dura è dannosa per Washington e i suoi alleati. Serve trovare compromessi, come per la Crimea, per minimizzare i rischi.

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È il Pentagono che ora prova a dire alla Casa Bianca di darsi una calmata sull’Ucraina

La Rand Corporation-Pentagono

Un rapporto appena pubblicato dalla Rand Corporation conclude che la guerra in Ucraina non può essere vinta e considera che la fine del conflitto sia nel miglior interesse degli Stati uniti. Il rapporto del think-tank valuta il protrarsi della guerra come «dannoso» per gli Usa ed i suoi alleati, mentre l’indebolimento della Russia è già stato «sufficientemente ottenuto».

Evitare la guerra lunga

Gli autori del rapporto sono chiari, riferisce Luca Celada sul Manifesto: «Evitare la guerra lunga: policy americana e la traiettoria del conflitto russo-ucraino», perché gli analisti considerano «altamente improbabile lo scenario ottimista di una Russia castigata ed espulsa dal territorio ucraino che rinunci a future rivendicazioni e possa addirittura risarcire i danni.

Interessi americani a guerra breve

Il report elenca una serie di interessi prioritari americani che rendono la cessazione delle ostilità l’opzione più ragionevole per l’amministrazione Biden. Fra queste evitare un conflitto nucleare (negli anni della guerra fredda la Rand fu un principale centro di studi sulla deterrenza nucleare e formulò la dottrina della distruzione reciproca assicurata), il contenimento dei costi energetici e dei loro effetti (stima potenziali 150.000 morti in eccesso in Europa questo inverno) ed evitare di rinsaldare i rapporti fra Russia e Cina.

Risolutezza russa

Il rapporto sottolinea che la mobilitazione attuata da Putin, la risolutezza russa hanno permesso alle forze di occupazione di riprendersi dalla controffensiva di Kharkiv. L’escalation dei bombardamenti e le operazioni terra fanno presuppore, scrivono gli analisti Rand, nella miglior delle ipotesi uno stallo prolungato. Se le forniture occidentali di armi rendono improbabile uno sfondamento russo, il potenziale militare della superpotenza di Putin rendono altrettanto poco plausibile la capacità ucraina di espellere l’invasore dal territorio nazionale.

Diritto ucraino alla difesa

Pur riconoscendo agli Ucraini il diritto morale di difesa il rapporto nota che sul rispristino dei confini a quelli pre-febbraio 2022 o addirittura pre-2014, gli interessi americani ed ucraini non necessariamente coincidono. Gli autori affermano anzi che tentare di riconquistare la Crimea avrebbe «l’effetto di prolungare il conflitto e dunque aumentarne proporzionalmente i rischi».

Pragmatismo

Il sorprendente pragmatismo delle valutazioni. «La Rand elaborò per il 2019-2012 una strategia di lungo periodo proprio per la crisi Ucraina, fatta di sanzioni alla Russia da colpire nei suoi punti ‘vulnerabili’, di proteste, di aiuti ‘letali’ a Kiev, di protagonismo della Nato». Ora, riesaminasti i fatti e in controtendenza rispetto alla linea ufficiale della Casa bianca, avendo l’autorevolezza di un istituto direttamente finanziato dal Pentagono, può permettersi di rovesciare il suo giudizio.

Quando aveva avvertito sul Vietnam

Utile ricordare che la Rand è nota, oltre per il peso nel formulare policy militare, anche per un passato di rapporti che hanno inciso sulla politica nazionale. Nel 1971 uno di questi, le ‘Pentagon Papers’ che ripercorreva la storia dell’escalation americana in Vietnam (e concludeva che la guerra non era vincibile per gli Stati uniti) venne reso pubblico dall’analista dissidente Daniel Ellsberg e pubblicato dal New York Times. Due anni dopo venivano firmati gli accordi di pace di Parigi, sottolinea ancora Celada.

L’apparato bellico americano

Il rapporto è indizio di una crescente tendenza ‘possibilista’ all’interno dell’apparato bellico americano. A dicembre aveva cominciato l’ex capo di stato maggiore ammiraglio Michael Glen Mullen affermando in un’intervista alla Abc che «sarebbe stato opportuno fare tutto il possibile per arrivare ad un tavolo di trattativa». Il 21 gennaio era stato l’attuale capo di stato maggiore, generale Mark Milley a ribadire che «l’espulsione delle forze russe da ogni metro di Ucraina occupata sarebbe stata molto difficile».

Rischio guerra di logoramento

Inoltre vi sarebbe crescente preoccupazione fra gli alti gradi sui rischi sempre più credibili di una guerra che non accenna a finire. Un precedente rapporto Rand, ad esempio, pubblicato a dicembre, intitolato ‘Responding to a Russian Attack on Nato During the Ukraine War’, prendeva in dettagliato esame modalità e conseguenze di quattro plausibili scenari di espansione del conflitto a paesi Nato.

Scenari di espansione del conflitto

Crepe nella linea Biden caratterizzata dall’incapacità di alternative all’escalation militare. Dopo la sofferta vicenda delle forniture di carri armati, fra poco dovrebbe venire approvato un nuovo pacchetto da 2 miliardi di dollari (supplemento ai 45 miliardi stanziati dal Congresso a dicembre) che potrebbe comprendere missili media gittata fino a 150 km (a portata di depositi russi in Crimea). Zelesnky sta già pensando ad aerei militari come un prossimo passo. Ma a questo riguardo le voci dicono che l’incontro avvenuto il 18 gennaio a Kiev fra Zelesnky ed il capo della Cia William Burns, potrebbe aver avuto proprio l’obbiettivo di ridimensionare le aspettative del presidente Ucraino.

Democratici e Repubblicani scettici sulla guerra

Ad ottobre un’iniziativa di democratici progressisti a favore dell’apertura di un fronte diplomatico aveva suscitato una scomposta reazione contraria e si era conclusa con un poco dignitoso «ritiro» della petizione. L’opposizione di destra si allinea a posizioni isolazioniste, più che altro interessate al posizionamento pre-elettorale (il contributo di Trump al dibatto è stato di affermare questa settimana che lui in 24 ore «sistemerebbe tutto».

Rand e la diplomazia Usa

Il rapporto rand invece ipotizza un ruolo americano per convincere entrambi i belligeranti che non esistono prospettive di vittoria, mentre individua nelle forniture «a fondo perduto» di soldi ed armi, l’eccessivo ottimismo ucraino sulle prospettive militari e quindi causa del proseguimento delle ostilità. In alternativa individua potenziali strategie americane di uscita, ipotizzando, se non la cessazione degli aiuti, di porre l’inizio di una trattativa come condizione a futura assistenza.
Il rapporto menziona l’assicurazione di una futura neutralità ucraina e un piano per l’abolizione delle sanzioni come potenziali incentivi da offrire ai Russi.

Imparare dalle guerre perse in passato

Il documento invita infine a trarre utili lezioni da futili escalation in «guerre perse» del passato: Vietnam, Iraq e Afghanistan, ed a contemplare compromessi – col riferimento esplicito all’abbandono della rivendicazione sulla Crimea – per minimizzare i rischi. Esclusa per entrambe le parti la prospettiva di una «vittoria assoluta», la Rand esamina gli esiti possibili di un potenziale negoziato, individuando in un armistizio «in stile coreano» il più promettente in quanto permetterebbe di cessare le ostilità senza dover necessariamente risolvere ogni questione sottostante, comprese quelle territoriali.

In questo scenario, afferma, gli Usa potrebbero in una seconda fase continuare a garantire la sicurezza ucraina dopo la guerra «come ha già dimostrato di saper fare con Israele».

 

 

Articolo della redazione di

4 Febbraio 2023