CORANO BRUCIATO, IL NO DELLA TURCHIA ALLA SVEZIA NELLA NATO

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Stoltenberg equilibrista incerto

«Abbiamo visto le immagini relative al Corano dato alle fiamme, si tratta di fatti oggettivamente offensivi e discutibili», riconosce il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg’, scandinavo anche lui. «Abbiamo anche visto delle proteste contro la Turchia e la Nato nelle ultime settimane in Svezia: non le ho apprezzate ma rispetto la libertà di espressione». Un colpo al cerchio, uno alla botte, ma è esercizio di equilibrismo precario e probabilmente inadeguato rispetto alla indignazione che sta montando, una vera e propria sollevazione globale di tutto il mondo islamico.

Prima la Turchia Nato e poi il resto dell’Islam

Il Presidente turco Erdogan ieri è stato esplicito: «La Svezia non potrà realizzare le proprie ambizioni di entrare nell’Alleanza atlantica». Erdogan può alzare il prezzo della trattativa direttamente con l’Alleanza atlantica e i singoli stati (gli Usa), per ottenere concessioni sia in campo militare che economico, ma questa volta la partita non è più soltanto cosa sua. Non più e non solo l’espulsione dei nemici curdi rifugiati a nord, ma una offesa all’intero islam difficile da lavare. A poco sono servite le parole di Stoltenberg, un paio d’ore prima, che annunciava per il 6 luglio un «bilaterale decisivo tra Turchia e Svezia per l’adesione del paese scandinavo all’Alleanza atlantica».

A rischio il blocco Nato baltico

Se per la Finlandia era bastato che Helsinki togliesse il divieto di vendita di armi ad Ankara, per la Svezia era chiaro da subito che tutto fosse più complicato a partire dalla presenza di una forte comunità curda nel paese. Una comunità che aveva trovato accoglienza e protezione fin dai tempi della socialdemocrazia scandinava guidata da Olof Palme negli anni ‘80. Accoglienza che per il governo turco è sempre stata inaccettabile. Anche l’Ungheria frena, ed ha posticipato ancora il voto sulla ratifica dell’adesione della Svezia alla Nato alla sessione parlamentare d’autunno, ritardando la ratifica della richiesta, che è stata approvata invece da tutti gli altri membri dell’alleanza.

L’offesa che ferisce lentamente

A far saltare tutto, il profugo iracheno che martedì ha bruciato un libro sacro per quasi due miliardi di persone, provocando il coro indignato di tutto l’Islam: Giordania e Marocco hanno richiamato i loro ambasciatori a Stoccolma, pesantissime critiche sono arrivate da tutti gli stati arabi e da molti movimenti islamici, dagli Hezbollah siriani ai talebani afghani. Nel pomeriggio di ieri è stata assaltata anche l’ambasciata svedese a Baghdad su ordine del clerico sciita ed esponente politico di punta Moqtada Al Sadr.

L’Eid al-Adha e Putin

«Questo nuovo atto offensivo e irresponsabile ignora i sentimenti di oltre un miliardo di musulmani, in questo periodo sacro del grande pellegrinaggio alla Mecca e della festa benedetta di Eid Al-Adha». Ankara dunque ha annunciato il suo posto veto alla ammissione della Svezia – che richiede il via libera unanime dei membri dell’Alleanza -, rigidità turca questa volta circondata da consensi diffusi nell’universo islamico oltre la divisiva questione curda.

“Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente russo Vladimir Putin, precisando che nel suo Paese il rogo del Corano è punito come un crimine”.

 

Articolo pubblicato dalla redazione di

30 Giugno 2023