IL PORTO SICURO

DI CLAUDIO KHALED SER

CLAUDIO KHALED SER

 

 

La nave ha attraccato al porto. Loro se ne stanno li, a guardare, senza nemmeno chiedersi “adesso che succede” perché qualsiasi cosa accada ormai non potrà far male più del dolore che hanno subito.

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In silenzio.
Non hanno neppure il coraggio di chiedere un sorso d’acqua, temono di doverlo pagare a caro prezzo, come sempre é successo.
Bambini con lo sguardo a terra, a guardarsi i piedi temendo d’incrociare ancora gli occhi dei loro carcerieri, d’esser presi, trascinati fuori dalle tende e dover soddisfare le schifose voglie delle guardie del Campo.
Nessuno riuscirà mai a guarire quelle ferite, nessuno sarà mai in grado di lenire quel dolore, nessuno potrà mai far dimenticare loro il terrore vissuto.
Ecco con chi e con cosa; abbiamo a che fare.
Salviamo loro la vita ma non siamo e non saremo mai in grado di ripararla.
Nei Campi libici quando arriva la notte scende il terrore.
I soldati girano armati, entrano nelle tende, trascinano fuori quello che vogliono, se lo prendono; lasciando poi le vittime di quell’orrore per terra, senza nessuna pietà.
Bambini violentati a pochi metri dai loro padri che nulla possono fare per fermare quello stupro, quella cieca violenza che s’abbatte e distrugge, per sempre, una vita.
Sono queste Persone che accogliamo, é il terrore che li accompagna, la morte dentro; l’incapacità di ricostruirsi domani una vita.
Non si guarisce dalla paura.
Lo vedi dai loro sguardi, dai loro silenzi, dalle spalle che ancora tremano.
Non hanno nemmeno la forza di chiederti aiuto.
Sono stati presi all’alba dai soldati che devono “alleggerire” il Campo.
Ne sono arrivati altri e non c’é posto per tutti.
Vengono fatti salire su delle barche e consegnati al mare.
Senza acqua, senza cibo, senza una coperta a proteggerli dal freddo.
Spinti al largo, trascinati lontano dalle maledette coste libiche in attesa che qualcuno li veda, li soccorra e li porti via dall’inferno.
Voi ancora non vi rendete conto di CHI sono quelli che un idiota ha chiamato “carichi residuali”, Voi non potete sapere e conoscere quelle anime lacerate, e nemmeno noi che li avvolgiamo nelle coperte, che li facciamo bere e mangiare, siamo in grado di capire fino in fondo quello che hanno dentro.
E’ un dolore talmente grande che non riusciamo a quantificare, che non siamo in grado di curare. Ci limitiamo ad abbracciarli, ad accarezzarli a dire loro “coraggio é tutto finito” pur sapendo che non é finita, che non ci sarà mai una fine e che si porteranno nel cuore l’orrore subito.
Ecco CHI sono.
Eppure qualcuno dice che NON possiamo accoglierli, che se ne devono andare da un’altra parte, lontano da noi.
Loro non hanno una parte dove andare.
Loro non hanno qualcosa da salvare.
Loro non hanno una vita ma solo giorni messi insieme cercando il modo di uscire dalla violenza assurda che ha segnato il loro corpo.
Per tanto che noi potremmo fare, non potremo fare nulla, se non sperare che un giorno torni un sorriso su quelle facce scavate, sperare che quelle mani smettano di tremare, che quella paura dai loro occhi si dissolva.
Ne ho vista tanta, l’ho vista per tutta la vita, sempre la stessa.
E sempre mi sono chiesto : Perché ?
Perché questi uomini, queste donne, questi bambini devono portarsi cuciti addosso quel terrore ?
Perché altri “uomini” feriscono, violentano ed uccidono altri Esseri Umani ?
In nome di chi e di che cosa si consuma la bestiale ferocia di uno sull’altro ?
Non ho mai trovato una risposta.
Sono andato avanti, guidandoli per sentieri sabbiosi, curando le ferite infette, aiutandoli a bere un goccio d’acqua, ad ingoiare un pezzo di pane.
Li ho riscaldati ma lo so e mi rendo conto che……
Non sono mai riuscito a salvarli veramente.
Mi spiace.