FRONTE DEL GAS RUSSO: I TEDESCHI SI PREPARANO AL RAZIONAMENTO DI GUERRA

DA REDAZIONE

 

I tre principali leader europei insieme a Kiev promettono a Zelensky la candidatura alla Ue, ma senza fretta. E sulle armi non si sbilanciano. Intanto Mosca taglia il gas del Nord Stream per il terzo giorno consecutivo.
E la stampa economica più accreditata mette in guardia sul rischio di una nuova crisi in Europa dovuta alla fine dell’epoca del gas russo a basso costo.
«Un eventuale stop a Nord Stream significherebbe la catastrofe per il sistema produttivo tedesco», ha detto ieri non a caso l’inviato russo presso l’Unione europea, Viktor Chizhov.

Tagli al gas russo come assaggio

Putin ha cominciato a “tagliare” le forniture di gas all’Europa. Tutto studiato a tavolino, se no che guerra sarebbe. E non basta far finta di affrontare i problemi perché questi si risolvano. Le paci non si predicano, si fanno. Anche con i dittatori. Gettando sul piatto della bilancia azioni diplomatiche concrete. Anzi, ultimative. E invece si vivacchia, lavandosi la coscienza con le guerre “per procura”. Che possono essere mediate quanto vuoi, da mille trucchetti e indegni sotterfugi, ma che prima o poi finiscono per presentarti il conto. Così, la guerra che abbiamo scaraventato fuori dalla porta, ci ritorna in casa dalla finestra.

Giusto-sbagliato, possibile-impossibile

“Non stiamo entrando nel merito di quello che è giusto o di quello che è sbagliato. Vogliamo solo ribadire che siamo i protagonisti di un conflitto “asimmetrico”. Ci siamo dentro fino al collo e la gente lo deve sapere. Così come dev’essere pronta a condividerne vittorie morali o eventuali disastri collaterali. O tutte e due le cose”.

Razionamento gas in Germania

Ieri, il Financial Times ha aperto l’edizione pomeridiana, con un titolo sul “razionamento” del gas in Germania. Un “invito” (mettiamola così) partito dal vice Cancelliere Robert Habeck, il quale ha detto, senza troppi giri di parole, “che la situazione è seria e che ora è il momento per le aziende e i cittadini comuni di risparmiare energia e immagazzinare gas”. È inutile nascondere il sole con la rete. Si tratta di un vero e proprio allarme strategico, da economia di guerra, con cui devono fare i conti tutti. A cominciare dal sistema produttivo. Se l’alterazione della catena degli approvvigionamenti che riforniscono industria, agricoltura e servizi, ha già causato rovinose distorsioni nel gioco della domanda e dell’offerta, è sicuro che quest’ulteriore turbolenza avrà effetti nefasti sull’inflazione. Il FT titola che anche l’Italia, l’Austria e la Slovacchia “segnalano ulteriori riduzioni nell’offerta di gas russo”.

Contro Berlino la rappresaglia di Mosca

La società Gazprom, che ha tagliato il flusso verso la Germania del 60%, si è giustificata dicendo che ci sono “motivazioni tecniche”. Ma per Berlino la realtà è diversa. Si tratta, sostengono i tedeschi, di un vero e proprio atto di rappresaglia per le posizioni assunte dall’Occidente sulla guerra in Ucraina. In Italia, dice FT citando l’Eni, il flusso è diminuito del 15% mercoledì e in misura maggiore ieri. Venti per cento in meno anche in Slovacchia. L’OMV austriaca, nel frattempo, aspetta di sapere da Gazprom di quanto saranno tagliati i suoi rifornimenti. Il Financial Times, non a caso, collega la riduzione dell’export di gas russo verso l’Europa alla concomitante visita di Draghi, Macron e Scholz a Kiev e avverte: “Le sanzioni europee, a seguito dell’invasione, hanno sollevato timori di ulteriori tagli di ritorsione da parte della Russia”.

Intanto i prezzi volano

Naturalmente, i prezzi del gas in Europa, che già sfioravano livelli record, sono esplosi fino a 70% in più, raggiungendo, mercoledì, i 146 € per megawattora. Un guadagno di quasi il 30% in un solo giorno. I russi, per scaricare tutte le colpe della situazione sull’Occidente, hanno detto che a causa delle sanzioni “non possono riparare correttamente le apparecchiature di pompaggio”. I pezzi di ricambio, a loro dire, sarebbero bloccati in Canada. Una spiegazione che rigetta la palla nel campo avversario. Ma non è finita qui, secondo il FT. L’inviato di Mosca presso l’Unione Europea, Vladimir Chizov, ha dichiarato che se le sanzioni continueranno a impedire gli indispensabili interventi di ristrutturazione del Nord Stream 1, “la Russia sarà costretta a chiudere completamente il gasdotto con conseguenze devastanti per la Germania”.

Rimpalli pirandelliani

In effetti, la vicenda sembra pirandelliana. Alcuni russi non capiscono perché i tedeschi abbiano mandato le turbine Siemens Energy, per le riparazioni, in Canada. Ma lo stesso Presidente Gazprom, Alexei Miller, risponde che l’unica industria abilitata è proprio quella d’oltreoceano. Obbligata dagli americani a imporre sanzioni. D’altro canto, lo smisurato aumento del prezzo del gas, ha ampiamente compensato il calo nel volume delle esportazioni russe. Il tedesco Habeck, comunque, ha detto che il vero problema con le turbine Siemens Energy si porrà in autunno. Senza pezzi di ricambio canadesi sarà emergenza. Ora, invece, i flussi sono stati ridotti per fini politici.

“Lo abbiamo sempre saputo che non lo avrebbero fatto di colpo, ma a poco a poco”, ha concluso convinto Habeck. La Russia potrebbe integrare l’export mancante del Nord Stream 1, col gas che passa da Ucraina e Polonia. Ma non lo farà”.

Di Piero Orteca

Da:

17 Giugno 2022

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PIERO ORTECA

Piero Orteca, giornalista, analista e studioso di politica estera, già visiting researcher dell’Università di Varsavia, borsista al St. Antony’s College di Oxford, ricercatore all’università di Maribor, Slovenia. Notista della Gazzetta del Sud responsabile di Osservatorio Internazionale