PALLONE CINESE SUGLI STATI UNITI, FORSE SPIA FORSE OCCASIONE PER LITIGARE MEGLIO

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

 

Un pallone-spia, intercettato dalla US Air Force sopra il Montana, ha fatto saltare il viaggio che il Segretario di Stato, Antony Blinken, avrebbe dovuto compiere domenica a Pechino. Una visita programmata in gran segreto, da tempo, nel corso della quale era previsto anche un incontro al vertice col Presidente Xi Jinping. I cinesi si sono affrettati a chiarire che il marchingegno, fatto volare sopra gli Stati Uniti, non stava conducendo attività di spionaggio, ma era solo un rilevatore meteorologico fuori rotta.

Pallone per caso o pallone del diavolo?

Certo, una scusa plausibile, ma con il piccolo particolare, taciuto da Pechino, che il pallone-spia, quando è stato intercettato dagli F22 americani, stava sorvolando la base dei missili balistici nucleari di Malmstrom (almeno così dicono al Pentagono), dove sono interrati ben 150 “Minuteman Ii”. Si è trattato di un colpo di scena, che ha guastato la paziente e certosina opera, portata avanti dalle due diplomazie, per riannodare i fili del dialogo. Dopo l’incontro-scontro al G20 di Bali, tra Joe Biden e Xi Jinping, qualcuno si è reso conto che il muro contro muro non avrebbe giovato a nessuna delle due

Incidente o scusa cercata?

Fatti quattro conti, si è visto che la politica di “disaccoppiamento” commerciale e il conseguente processo di “deglobalizzazione” non convenivano. Così, come sempre accade, la cointeressenza economica ha portato tutti a cercare di ragionare, per smussare tutti gli spigoli esistenti nelle tormentate relazioni tra Pechino e Washington. Lasciando perdere, per un momento, le pericolose acque del Mar cinese meridionale e dello Stretto di Taiwan, ci si è concentrati, invece, sul modus vivendi dell’import-export, come chiave per trovare accordi economici che aiutino a superare le divergenze politiche. La porta per fare ripartire il dialogo, in modo significativo, è stata riaperta a Zurigo, dopo il forum di Davos, nell’incontro tra il Segretario al Tesoro Usa, Janet Yellen, e il vicepremier cinese Liu He. Nell’occasione, l’agenzia di stampa Xinhua ha detto che Pechino accoglierà con favore una visita della Yellen e che verranno mantenuti continui contatti tra i team economici e commerciali dei due governi.

Chi tra i due ha più bisogno dell’altro

Molto significativa anche la risposta della Ministra del Tesoro americana: “È importante per il funzionamento dell’economia globale – ha dichiarato Janet Yellen – migliorare ulteriormente la comunicazione sulle questioni macroeconomiche e finanziarie”. L’esponente dell’Amministrazione Biden ha invitato le sue controparti a visitare gli Stati Uniti. Il disgelo di Zurigo era arrivato dopo che la Casa Bianca, a dicembre, aveva fatto passare le disposizioni che allargavano la lista nera delle aziende cinesi, alle quali non poteva essere venduta tecnologia di fascia alta. Una decisione presa dopo altre misure “punitive” verso il mercato del colosso asiatico, specie per quanto riguarda il settore dei semiconduttori.

Guerra economica

Ma, a questo punto, vista la situazione sul campo, ci si chiede se il conflitto Cina-Usa nasca nella sfera politica, per poi trasferirsi all’economia, oppure non sia vero il contrario. Molti esperti di geopolitica ricordano che, in uno dei primi discorsi dopo l’insediamento alla Casa Bianca, Joe Biden disse che avrebbe impedito alla Cina di crescere economicamente fino al punto di sorpassare l’America. Ora, a diversi analisti, sinceramente sembra che l’accanimento “sanzionatorio” contro Pechino non sia dettato solo dal confronto per Taiwan o dalle relazioni verso la Russia. È invece una guerra, che si combatte a colpi di bilancia commerciale e di prodotto interno lordo. Una guerra che, purtroppo, coinvolge tutto il pianeta. Con l’Europa, al solito, vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro, pronta a pagare pegno. E allora bisogna dire le cose come stanno.

Paure Usa ma la Cina serve al mondo

Gli Stati Uniti, fino a poco tempo fa, hanno sfruttato la strategia (perdente) “zero-covid” di Xi Jinping per alimentare il “disaccoppiamento” dall’economia cinese e alterare, a loro vantaggio, i meccanismi della catena di approvvigionamento produttivo. Il rallentamento dell’export di Pechino in settori strategici, che ha riguardato materie prime, semilavorati e beni a più alto valore aggiunto, ha si frenato la sua economia, ma ha anche inciso pesantemente su quelle di tutti gli altri Paesi.E adesso che si stava cercando di metterci una pezza, arriva il pallone-spia, a complicare tutto.

Bene. Pure le pietre sanno che tutti spiano tutti. Lo fanno anche gli americani, da sempre. Così, sonde “meteorologiche” di ogni tipo volano dappertutto, da levante a ponente e da polo a polo. E tutti i giorni. Però, a Washington, se ne sono accorti solo ieri, proprio mentre Blinken stava per prendere l’aereo verso Pechino!

 

 

Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

4 Febbraio 2023