QUANDO UNA DONNA MUORE

DI DANIELA YAYA DI CAMILLO

Viviana Parisi, ultimo caso di morte da scoprire.
Un bambino che non si trova ancora e una mamma che non sappiamo come sia deceduta.
Il fatto è ancora tutto da sviluppare, le ipotesi molteplici da parte della Procura che brancola più o meno verosimilmente tra leggenda e storia di vita di Viviana.
Desta stupore lo sviluppo immediato di profili psicologici della persona in questione, arrivando a parlare della sua depressione, dei suoi disagi psichiatrici: come sempre il gossip morboso la fa da padrone e così nomi altisonanti della criminologia e della psichiatria , sbattono in prima pagina la loro impressione sul caso. Di tutto rispetto, sia chiaro, però dimentichiamo la discrezione del dolore: un marito violento o violentato dall’informazione? Un Bambino finito in mano a chi sa quali criminali o finito come sua mamma, tra la morte e la seconda vittimizzazione legata, guarda caso, sempre alla scomparsa di una Donna? Siamo ancora una volta davanti al pubblico narcotizzato dai titoli sbattuti in prima pagina, dimenticando l’etica umana, quella che vorrebbe un po’ di rispetto per una “persona”. Era del nord, “ portata” nel Sud; era dj, sacrificata a una maternità; era vicina alla religione, forse un delirio mistico? forse una malattia psichica talmente invasiva le ha fatto fare l’estremo sacrificio? I giornalisti intingono le falangi – oggi non si usa più il calamaio – né la penna – nei colori del nero criminale, nel rosso sangue e nel fitto buio di una vita trasgressiva al punto tale che, a vivere “ dimensione comprensibile”, come il pregiudizio ordina, non ce l’ha fatta e ha preferito morire. Ma si sa, l’informazione deve fare il suo corso e così ben venga il titolo d’effetto.
Abbiamo dimenticato però qualche particolare: una Donna è morta, un bambino è sparito, delle famiglie sono distrutte. Questo dovrebbe essere preso come fulcro di una situazione che forse, e ripeto forse, è ai margini di quello che la pubblica opinione considera “vita normale” ma che per etica, per morale, per umana pietas, dovremmo considerare sempre di tutto rispetto; e chi crede, come credeva Viviana, pregare affinché suo figlio, se ancora vivo, non abbia mai a sapere cosa è successo della memoria di sua madre a pochi attimi da quell’incidente che potrebbe essere stata la molla per porre fine a una disperazione che nessuno di noi saprà mai da cosa è stata sollecitata. Buon viaggio Viviana, che anche il tuo ricordo venga ripreso dal buon senso , ridimensionando la bramosia di scandalo e lasciando il posto alla discrezione di un dolore che possa essere vissuto in un intimo silenzio.