DI ALFREDO FACCHINI
Decreti fascistissimi
La sinistra radicale scende in piazza contro il Decreto Sicurezza e la destra, puntuale, urla al brigatismo.
La sinistra radicale scende in piazza e la milizia della ducetta, puntuale, randella.
A nome dell’intero trust dell’informazione fascistoide parla Tommaso Cerno, direttore de Il Tempo ed ex senatore Pd — perché la coerenza, in certi ambienti, è opzionale. Sbotta contro la “violenza organizzata in stile brigatistico da ceffi e delinquenti dei centri sociali”. Del resto, oggi basta una felpa No Tav e sei arruolato d’ufficio in una resuscitata colonna romana.
Il decreto sicurezza?
“Urgente”, dice lui (il Cerno). Come l’ossigeno per chi vive di paure, allarmi e propaganda. E a distinguere tra libertà e violenza, manco a dirlo, ci pensano loro. Quelli che spaccano teste nelle piazze e scortano convegni fascisti come reliquie di Stato. Il solito disco, sì. Che gira al contrario. Non il futuro che avanza, ma il Ventennio che bussa, con la divisa stirata e la camicia nera sotto giacca e cravatta.
Le leggi fascistissime — o leggi eccezionali del fascismo — furono una serie di atti normativi emanati tra il 1925 e il 1926, che iniziarono la trasformazione dell’ordinamento giuridico del Regno d’Italia nel regime fascista.
Si inizia così
un mattone alla volta, a costruire uno Stato di Polizia. Un progetto che oggi si ripresenta con altri nomi, stessi metodi, e la stessa ingordigia di potere: normalizzare l’abuso, soffocare il dissenso. Sta a noi, ora, impedire che la storia si riscriva col timbro del Viminale.
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Alfredo Facchini