DI PIERO ORTECA
Da REMOCONTRO –
La Germania rischia di finire sottosopra, non solo economicamente, data l’attuale congiuntura recessiva, ma soprattutto politicamente. Le ultime notizie in arrivo da Berlino non sono rassicuranti per il Cancelliere Merz e parlano di una vera e propria ribellione, in atto nella minoranza del Partito Socialdemocratico, socio della Grosse Koalition di governo.
Sconfessione del governo sulla politica anti Russia
Un rischio molto serio per l’esecutivo, dato il ‘calibro’ dei personaggi coinvolti, che in pratica sconfessano su tutta la linea la strategia di riarmo tedesco e la politica di contrapposizione totale nei confronti della Russia. «Con un ‘manifesto’ – scrive il giornale economico Hasselblatt – i politici della SPD stanno creando disordini all’interno del partito, e probabilmente anche all’interno della coalizione di governo di Berlino… Il documento è stato redatto dal circolo Erhard Eppler, impegnato nella politica di pace all’interno della SPD, sotto l’egida del suo copresidente Ralf Stegner… Il primo firmatario è anche l’ex leader del gruppo parlamentare della SPD al Bundestag, Rolf Mützenich… Si tratta di un attacco frontale alla politica di pace della coalizione Unione Cristiano-Democratica (CDU/CSU)-Partito della Sinistra (SPD): importanti esponenti della SPD chiedono un’inversione di rotta in politica estera e di difesa».
“Manifesto”, per colpire lontano
Il documento è stato proposto sotto forma di manifesto programmatico, perché vuole colpire lontano. Si rivolge innanzitutto al congresso del partito SPD, che si terrà a fine giugno e quella potrebbe essere l’occasione per una resa dei conti. E l’Ucraina e il riarmo possono diventare pericolose bucce di banana per lo stesso Cancelliere Merz, personaggio già digerito a fatica dalla sinistra socialdemocratica. Tutto deriva proprio dalla sua dottrina «Sturmtruppen» (chiamiamola così) sulla guerra in Ucraina e sul colossale programma di riarmo tedesco, in stile Terzo Reich. Si tratta, come ribadito più volte, di una ‘militarizzazione’ dell’economia, che prevede la riconversione produttiva delle industrie in crisi, in fabbriche di armi. O in conglomerati industriali, capaci di realizzare anche basi, impianti e infrastrutture per la difesa. Un progetto faraonico, costosissimo, che la Germania finanzierà facendo debiti. Avete capito bene. Si caricano le future generazioni di un aggravio fiscale esorbitante, per soddisfare le velleità napoleoniche decisamente ‘sospettabili’.
Friedrich Merz ancora nei guai
Merz non può fare quello che vuole. Guida un governo di coalizione molto fragile, e dovrebbe ricordare l’umiliazione subita, quando il Bundestag bocciò la sua prima nomina a Cancelliere. In quell’occasione, riemersero i fantasmi di Weimar, anche perché Merz, prima ancora di prendere il potere, aveva straparlato della necessità di cambiare il corso dell’economia tedesca, che era (ed è) in recessione. Come? Facendo debiti e, se necessario, con una rinascente inflazione. Però, anche un elettore ignaro di economia capisce che una cosa è indebitarsi per fare scuole e ospedali, e ben altro significa tassare o gonfiare il deficit dello Stato per costruire carri armati. È una questione di intelligenza politica e chi sbaglia va punito, senza pietà, alle urne e mandato a casa. È il sale della democrazia. E, purtroppo per lui, devono essere proprio questi i pensieri che albergavano nella testa di Herr Merz ieri, quando ha saputo del ‘manifesto’. «Il documento – scrive Hasselblatt – è esplicitamente concepito come contributo al dibattito del congresso federale del partito SPD di fine giugno. Oltre a Mützenich e Stegner, tra i primi firmatari figurano l’ex presidente del partito Norbert Walter-Borjans, e le deputate del Bundestag Nina Scheer, Maja Wallstein e Sanae Abdi».
Contro la politica verso Kiev, Mosca e riarmo
«L’elenco completo dei nomi occupa una pagina e mezza, e include molte figure di spicco dei primi anni della SPD». Pesantemente critico è il Manifesto, in particolare, sulla politica verso Kiev: «Il sostegno all’Ucraina nelle sue rivendicazioni di diritto internazionale deve essere legato ai legittimi interessi di tutti in Europa, in materia di sicurezza e stabilità. Su questa base – dice il documento SPD – è necessario compiere il tentativo, straordinariamente difficile, di riprendere il dialogo con la Russia dopo il cessate il fuoco, anche su un ordine di pace e sicurezza per l’Europa che sia sostenuto e rispettato da tutti». Stesse critiche serrate per gli armamenti; «La politica di sicurezza europea non deve basarsi sul principio del riarmo e della preparazione alla guerra, bensì su efficaci capacità di difesa…. Non vi è alcuna giustificazione politica di sicurezza per un aumento annuo fisso del bilancio della difesa al 3,5 o al 5% del Prodotto interno lordo; anzi, è irrazionale». E qui viene fatta un’altra considerazione che smentisce non solo Merz, ma anche il Ministro della Difesa, Boris Pistorius che, fra le altre cose, è socialdemocratico pure lui.
I nuovi missili Usa puntati su Mosca
Il dispiegamento dei nuovi missili americani a medio raggio in Germania, che viene rifiutato. I ‘rivoltosi’ SPD scrivono: «Il dispiegamento di sistemi missilistici statunitensi a lungo raggio e iperveloci in Germania renderebbe il nostro Paese bersaglio di attacchi della prima ora». Si sostiene, inoltre, che «è necessario un graduale ritorno all’allentamento delle relazioni e della cooperazione con la Russia e non deve essere previsto nessun coinvolgimento della Germania e dell’UE in un’escalation militare nel Sud-est asiatico». Tutto straordinariamente chiaro, anche se ciò coglie di sorpresa Merz. Era andato da Trump in pellegrinaggio, come stanno facendo, a uno a uno e alla chetichella, molti leader del Vecchio continente. Dopo le furiose arringhe politiche sui sacri valori della solidarietà europea, il Cancelliere tedesco Friedrich Merz, aveva abbozzato. E nello Studio Ovale, davanti a Trump, aveva tenuto un profilo basso. E anziché continuare a bacchettare Trump, come aveva fatto da lontano, lo aveva persino invitato a visitare la Germania. Herr Merz, da bravo democristiano tedesco, riesce sempre a cadere in piedi. E lui si è fatto velocemente quattro conti: litigare? E per quale motivo, per l’Ucraina e gli altri partner dell’UE?
Dazi ed economia la partita vera
“In fondo Merz era andato a Washington per cercare di alleviare la botta dei dazi doganali sulla sua Germania. Ma, dicono le cronache, quando si è discusso del tema politico più scottante (come chiudere la guerra tra Mosca e Kiev) ognuno è rimasto della sua idea. Mentre il ‘business’ militare non è stato toccato. Trump, ad esempio, si è impegnato a non ritirare un solo soldato e nessun sistema d’arma avanzato dalla Germania. Insomma, se la visita a Washington di Merz era da considerare quasi un successo, il ritorno a Berlino è stato una vera catastrofe. Mezzo Partito Socialdemocratico gliel’ha giurata, e gli ha fatto andare di traverso il caloroso scambio di doni fatto con Trump. Mentre i ‘populisti’, di destra e di sinistra, da AfD a BSW, affilano i coltelli.”
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Articolo di Piero Orteca dalla redazione di
12 Giugno 2025