Israele: “lista della vergogna” Onu contro i bambini mentre il governo perde pezzi

DI ENNIO REMONDINO

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Fine degli sconti politici per lo stato ebraico. Ieri le Nazioni Unite hanno incluso le Israel Defense Forces nella cosiddetta «lista della vergogna». Israele nell’elenco di paesi e gruppi armati che commettono gravi violazioni contro i bambini durante i conflitti è stata annunciata dal Segretario generale Antonio Guterres. Reazioni politiche furibonde di Israele, mentre le operazioni militari con vittime civili e bambini uccisi continuano. Oggi la questi certa uscita dal ‘Governo di Guerra’ di Benny Gantz, mentre Netanyahu resta al suo posto.

“Lista della vergogna” Onu per crimini sui bambini

Accusa pesante ma difficile da contestare stando al numero delle vittime civili e soprattutto di bambini tra i quasi 37mila morti di Gaza, ma la reazione politico diplomatica di Israele è furibonda. Reazione da intoccabili che scoprono di aver perso il privilegio. L’ambasciatore al Palazzo di Vetro, Gilad Erdan, sempre sopra le righe, la definisce una decisione immorale che aiuta il terrorismo e premia Hamas». E straripa dichiarando che «L’unico che oggi viene inserito nella lista nera è il segretario generale: vergognatevi!». Lui non si vergogna e non spende neppure una parola per quelle migliaia di bambini morti tragicamente veri.

“L’esercito più morale al mondo”

Per Netanyahu, ancora per un po’ intoccabile in casa, «le Nazioni Unite si sono messe nella lista nera della storia oggi, unendosi ai sostenitori degli assassini di Hamas». Dall’accusa politica classica alla esagerazione. «L’esercito israeliano è il più morale del mondo e nessuna decisione delirante dell’Onu potrà cambiare questa cosa». Va detto che ogni anno il segretario generale Guterres compila un elenco di paesi e gruppi armati che ritiene abbiano commesso gravi violazioni contro i bambini durante i conflitti. Anche Hamas e Jihad Islamica sono finiti ovviamente nella lista. Reazioni dure anche dal ministro Esteri Katz, e dello stesso Benny Gantz, pur fortemente critico con Netanyahu sulla gestione della guerra.

Gantz si sfila, Netanyahu più debole resiste

“L’annuncio ufficiale atteso per questa sera, a esecuzione dell’ultimatum del 18 maggio. Coi negoziati in totale stallo e il tema irrisolto del post-guerra per Gaza, al primo ministro israeliano verrà meno un contrappeso chiave ai partner di estrema destra, definito con molta efficacia dall’Huffpost, «il giubbotto antiproiettile» che lo ha protetto dalla comunità internazionale.”

«Aveva dato l’ultimatum a metà maggio: se entro l’8 giugno il premier Benjamin Netanyahu non avesse definito un piano per terminare la guerra di Gaza e per il futuro governo della Striscia, avrebbe lasciato il gabinetto di guerra. Quel momento sembra essere arrivato: Benny Gantz, leader centrista, ministro del gabinetto di guerra, ex capo di stato maggiore dell’esercito, e principale rivale politico di Netanyahu, ha convocato per sabato sera una conferenza stampa, durante la quale annuncerà il ritiro del suo partito, Unità Nazionale, dall’esecutivo», segnala Nadia Boffa.

Negoziato ostaggi e cessate il fuoco, paralisi

La conclusione politica interna israeliana al termine di una settimana senza alcun progresso nel negoziato sull’accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Ma c’è di peggio sulla volontà reale dietro la trattativa. «Israele si dice pronto a discutere solo pause temporanee finché Hamas non sarà sconfitto» scrive Reuters. Mentre l’Associated Press scrive apertamente che Israele si sta opponendo privatamente al tentativo degli Stati Uniti di approvare una risoluzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che porterebbe a un cessate il fuoco a Gaza.

Negoziato, rapporto Cia

Nessun passo in avanti anche sul futuro di Gaza. Secondo un rapporto della Cia, Netanyahu ritiene di poter andare avanti senza definire un piano post guerra a Gaza, sfidando quindi le pressioni che arrivano dall’amministrazione Biden. Nel documento del 3 giugno, e rivelato dalla Cnn, si legge che il premier israeliano «probabilmente ritiene che può mantenere il sostegno dei suoi vertici di sicurezza ed evitare defezioni da parte dei membri di estrema destra della sua coalizione limitandosi a discutere del futuro di Gaza in termini vaghi». Nel rapporto Cia si precisa anche che Netanyahu, così facendo, sta sfidando i moderati nel suo governo. Tra questi Benny Gantz. Israele avrebbe anche escluso, rivela Axios – che cita funzionari americani e israeliani – qualsiasi ruolo dell’Autorità Nazionale palestinese nella gestione del valico di Rafah.

“Gabinetto di guerra” chi esce e chi entra

Niente di ciò che Gantz aveva chiesto è stato fatto. Quindi l’impegno alle dimissioni anche se gli Usa starebbero insistendo con l’ex capo dell’Idf per convincerlo a restare all’interno del gabinetto di guerra, almeno finché non si sarà arrivati ad un accordo per la tregua a Gaza. E come scrive Haaretz, è probabile che il gabinetto di guerra, con l’uscita di Gantz, si sciolga. Al suo posto Netanyahu potrebbe istituire un ‘forum ristretto’, per le decisioni più importanti sul conflitto. Al posto di Gantz, esperto generale, i ministri di estrema destra della sua coalizione, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, che la guerra la fanno a parole e a colpi di estremismi? E l’altro ministro e generale del gabinetto di guerra Gadi Eisenkot, anche lui all’opposizione?

Il governo regge ma la protesta monta

“L’uscita di Gantz non avrebbe alcun impatto, almeno momentaneo, sulla stabilità del governo Netanyahu perché Netanyahu ha ancora la maggioranza. Diverso se all’uscita di Gantz dovesse aggiungersi quella dei partiti ultraortodossi che sostengono la coalizione di maggioranza. A giorni è prevista la sentenza della Corte Suprema israeliana sull’esenzione degli ultraortodossi dalla leva obbligatoria.”

I manifestanti israeliani, che ogni sabato sera si ritrovano nelle strade di Tel Aviv a protestare contro il governo, punta apertamente mirano allo scioglimento della Knesset prima della fine della sessione estiva, prevista per il 25 luglio, e quindi ad elezioni anticipate. Va detto che la presenza di Gantz nel governo è stata un contrappeso ai partner di estrema destra di Netanyahu, e la sua uscita dal gabinetto lascerebbe al premier israeliano poco spazio di manovra tra le richieste dell’alleato americano di porre fine alla guerra e rispetto alle richieste dell’estrema destra di intensificarla, mirando verso il Libano e dando ulteriore meno libera ai coloni in Cisgiordania.

“Biden in un’intervista alla Nbc ha dichiarato che il primo ministro israeliano «ha recepito i suoi avvertimenti contro una grande offensiva militare a Rafah, adattando i piani dell’Idf a un’operazione più mirata». Forse che sì forse che no. Ma Washington sa anche che senza Gantz non avrebbe più un interlocutore capace di far ragionare Netanyahu.”

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Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

8 Giugno 2024