Francobolli fascisti nella Repubblica antifascista

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Non potevano farcela; a pochi giorni dal centenario della morte di Giacomo Matteotti, celebrata con un francobollo commemorativo, per par condicio ecco il francobollo dedicato allo squadrista che lodò gli assassini del socialista nemico acerrimo di Mussolini.
Da chi è stato commissionato Il francobollo dedicato a Italo Foschi, squadrista fascista per eccellenza? Dovrebbe spiegarlo Francesco Soro, presidente dell’istituito poligrafico dello Stato. E se non lui Giorgetti che l’ha nominato.
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E’ possibile che una società controllata dal ministero dell’economia stampi un francobollo di marca dichiaratamente fascista proprio ora?
A chi si rivolge questo francobollo di grazia?
Non certo a democratici. Oppure vogliamo ricordare l’esempio di Foschi per sostenere che i fascisti facevano anche cose buone, che succede in questo paese?
Con ciò mi rivolgo a giornalisti ostinati incomprensibilmente a negare o non ravvisare l’orientamento spudoratamente fascista e revisionista di certe iniziative istituzionali. E ciò solo da quando Giorgia Meloni s’è insediata al governo. Non mi si racconti che certe schifezze sono state anche appannaggio degli orribili e ipocriti piddini. Un francobollo dedicato a uno squadrista stride platealmente con la legge Mancino. E voglio ricordare che mentre i leghisti scrivono subemendamenti cretini per punire chiunque usi il simbolo della Cannabis si stampa un francobollo dedicato a un fascista col pedigree.
Che nella compagine di FDI siano allergici all’antifascismo è un fatto noto, francobollo fascista a parte a Marcon in provincia di Venezia la deputata Dem Margherita Lachin è stata apostrofata in consiglio comunale dal capogruppo di FDI con un “vaffanculo” solo per aver ricordato che la costituzione è antifascista. E badate bene che i questi fascistoni italiani sono gli stessi scandalizzati per la “Meloni Stronza” di De Luca.
Il problema è che i fascisti non hanno vergogna: giornalisti e intellettuali negazionisti degli orrori del ventennio, smascherati pubblicamente si professano incompresi o fraintesi.
Ma il fascista non va capito, né compatito, va cacciato.
Mimetismo e manipolazioni dei fascisti arrembanti si devono combattere con tutte le forze e l’ambiguità con cui certi temi ideologici sono trattati da autorevoli giornalisti non aiuta. Travaglio ad “Accordi e Disaccordi” ha definito Meloni “A-fascista”.
Se Travaglio intendeva dire che oggi l’ideologia fascista non è manifesta come nel ventennio potrei starci perché i fascisti si sono fatti furbi: non possono dichiarare di essere fascisti ma quando si esprimono il fascismo è manifesto, basti pensare a Magliaro: secondo lui la Repubblica di Salò non collaborò con lo sterminio dei nazisti. Poi visibilmente in imbarazzo l’esegeta di Meloni s’è rimangiato tutto.
Meloni a-fascista: onestamente non mi è chiaro lo scopo di un tale esercizio di retorica: “a-fascista” con l’uso dell’alfa privativo significa “privo di fascismo”; ma chiunque sia privo veramente di orpelli ideologici fascisti si dichiara facilmente e naturalmente antifascista; se la Meloni non vuole mentire a sé stessa, come ha detto in trasmissione Travaglio, evidentemente ha un grosso problema col fascismo e bisognerebbe indicarla con attributi adeguati senza fare sconti: per conto mio Giorgia Meloni resta confinata nell’area ideologica fascista. E finché non si dichiarerà pubblicamente antifascista nessuno la definirà a-fascista, fa ridere. Fossi stato Luca Sommi avrei chiesto lumi sulla Meloni “a-fascista” ma magari la prossima volta.
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Gioacchino Musumeci