Israele liberato? Se si votasse oggi Netanyahu perderebbe il 30% dei seggi

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

 

Se si votasse oggi in Israele, Netanyahu perderebbe clamorosamente le elezioni e sarebbe costretto a tornare a casa, cambiando lo scenario geopolitico non solo di Gaza, ma di tutto il Medio Oriente. Lo dice un sondaggio, condotto dal Kantor Institute, diffuso dal canale televisivo KAN e ripreso dal quotidiano Haaretz. Partito di maggioranza relativa, a sorpresa, diventerebbe l’Unità Nazionale di Benny Gantz, con 27 seggi, mentre il Likud dell’attuale premier arretrerebbe fino a 21 seggi.

Israele liberato?

Una vera e propria bocciatura, per la formazione politica che con 32 deputati costituisce la spina dorsale dell’attuale maggioranza di destra alleata con i partitini religiosi ultraortodossi e suprematisti ebraici. Likud e Netanyahu che, molti israeliani, identificano come i principali responsabili della gravissima crisi che il Paese sta attraversando. Buona dovrebbe essere, invece, la performance del partito di centro-sinistra (Yeah Atid) dell’ex Presidente del Consiglio, Yair Lapid, che potrebbe ottenere 14 seggi. Gli altri, i medio-piccoli, dovrebbero confermare i risultati delle precedenti elezioni, con la variazione di qualche decimale, che non avrebbe grande ripercussione sui seggi distribuiti.

Spezzettamento e cristallizzazione

La ‘cristallizzazione’ del voto israeliano, che viene anche dalla eterogeneità della società, spiega perché il Paese, non sia stato in grado di trovare stabilità politica e istituzionale. Non riuscendo, specie in questi ultimi anni, a esprimere governi che abbiano un grado di solidità che li faccia durare. In genere, si tratta di esecutivi frutto di alchimie partitiche, che si reggono al potere attraverso un’estenuante lotta politica, fatta di ricatti e contro-ricatti. Proprio come avviene in questi giorni.

“Il sondaggio dice che se si andasse a elezioni anticipate, come chiede mezza nazione, la coalizione di governo attuale, che fa capo al Likud, prenderebbe solo 51 seggi, mentre le attuali opposizioni diverrebbero la nuova maggioranza, con 69 seggi.”

L’uomo “di Biden”

Naturalmente, a quel punto, l’investitura per formare il nuovo esecutivo dovrebbe essere affidata al leader di Unità Nazionale, partito di maggioranza relativa. Cioè, a Benny Gantz. Ex Ministro della Difesa, ‘supergenerale’ componente del Gabinetto di guerra attuale (assieme all’amico Gadi Eisenkot), Gantz è considerato «l’uomo degli americani», per non dire «l’uomo di Biden». Nel senso che si fa ‘consigliare’ e li sta  ad ascoltare, più di quanto faccia Netanyahu. E infatti, ha anche condotto qualche missione diplomatica («non autorizzata») di alto livello, a Washington. Suscitando le ire del suo premier e allargando il fossato, che già c’era tra il premier traballante e la Casa Bianca.

La complessità politica dello Stato ebraico

Ma qual è la popolarità di Gantz in Israele? Ecco quello che scrive Haaretz: «Il 38% degli intervistati ha affermato di ritenere che Gantz sarebbe stato un primo ministro migliore. In calo rispetto al 46% di gennaio. Mentre Netanyahu, che allora era solo al 24%, oggi è salito al 30%». Insomma, l’apparente controtendenza dei polls non fa altro che confermare il quadro di complessità della politica nello Stato ebraico. Soprattutto lega, da un lato, il processo di formazione del consenso a fattori emotivi e di breve periodo. E dall’altro, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, risente della frammentazione culturale della società israeliana.

La guerra anche elettorale di Netanyau

Se si guarda ai partiti più piccoli, si vede che tutti hanno uno zoccolo duro di voti che viene dal fatto di rappresentare gruppi specifici, dagli ultraortodossi, ai nazionalisti, dagli arabi, alla diaspora slava di Ysrael Beitenu. Con l’ex (chiacchierato) Ministro, Avigdor Liberman, capace di mantenere il partito intorno ai 12 seggi, secondo le previsioni. Comunque sia, la presenza di sondaggi, come quello effettuato dal Kantor Institute, ci chiarisce efficacemente i motivi che spingono Netanyahu ad allungare la guerra di Gaza all’infinito. Lui ha bisogno di una crisi ‘aperta’, per tenere Gantz nel governo ed evitare elezioni anticipate.

Coloni avanguardisti

“Così come ha bisogno dei fanatici oltranzisti della destra, religiosa e nazionalista. Questioni di aritmetica parlamentare. Nei nuovi sondaggi, questi partiti continuano a prendere una trentina di seggi. Per l’esattezza, 10 a Shas, 9 a Otzma Yeudith, 7 a Ebraismo della Torah e 4 a Sionismo Religioso. È il 25% della Knesset. Anche se, visto come vanno le cose, nella società civile è pure peggio. Un lettore di Haaretz ha scritto, sinceramente avvilito, che «ormai è chiaro: 700 mila coloni ebrei tengono in ostaggio 10 milioni di israeliani».”

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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

4 Giugno 2024