LE BOMBE SU GAZA ESPLODONO POLITICAMENTE IN CASA DEM E SU BIDEN

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Piero Orteca, dalla redazione di REMOCONTRO –

Ciò che sta accadendo a Gaza e il tormento della sinistra democratica Usa rispetto al sostegno di Biden ad un massacro/genocidio. Bernie Sanders, coscienza critica della sinistra americana, ha chiesto al Dipartimento di Stato, entro 30 giorni, «un rapporto che esamini se Israele abbia commesso violazioni dei diritti umani nella sua condotta di guerra». Altrimenti, stop a ogni aiuto. La risoluzione è stata bocciata stanotte dal Senato, per 72 voti contro 11. Ma resta un segnale di cui Biden deve tenere conto, con quel 20% di partito critico. Da aggiungere che il senatore del Vermont è ebreo e ha vissuto a lungo in Israele.

Senatore Bernie Sanders

Provocazione simbolo sulla politica Usa

Congelare gli aiuti a Israele, salvo dimostrare che Israele non abbia commesso violazioni dei diritti umani nella sua condotta di guerra, la sintesi della proposta di Sanders. A spiegare il senso dell’iniziativa presa da Sanders, il quotidiano israeliano Haaretz: «Questa è l’informazione che il Congresso dovrebbe avere. ‘Se credete, come me, che la campagna sia stata indiscriminata, allora abbiamo la responsabilità di porre questa domanda. Se credete, invece, che Israele non abbia fatto nulla di male, allora queste informazioni dovrebbero supportare questa convinzione’».

Possibilità zero, potenziale politico esplosivo

La proposta, è bene chiarirlo subito, non ha alcuna possibilità di passare, anzi, in Senato è già stata bocciata in Senato, con 72 voti contro 11. Ma resta un segnale di cui Biden deve tenere conto, con quel 20% di partito critico. Un segnale preoccupante diretto alla Casa Bianca: il tempo delle cambiali in bianco firmate a Netanyahu è scaduto. Sanders non solo mette il dito nella piaga, ma le sparge sopra pugni di sale, dato che le posizioni sul ‘sostegno assoluto a Israele’, nel Partito Democratico (e non solo), stanno subendo una profonda revisione.

L’elettorato dem più critico

Il senatore del Vermont, è tradizionalmente il portabandiera dei progressisti più sensibili che costituiscono una base sociale fatta soprattutto di giovani, studenti, afro-americani, ispanici e altre categorie ‘fragili’. Insomma, la sua opinione pesa, specialmente in quella fetta di elettorato che, secondo i sondaggi, sembra che stia abbandonando Joe Biden. E siccome le Presidenziali, in questa fase, sono la vera stella polare della politica Usa, allora anche le guerre in Ucraina e soprattutto la crisi mediorientale possono fare la differenza negli Stati ‘swing’, oscillanti, dove si vince o si perde tutto anche per qualche decimale.

“Tradotto significa che, dentro il Partito Democratico, si amplia sempre di più la pattuglia di congressisti che, per novembre, cominciano a sentire puzza di sconfitta. E che, non potendo cambiare cavallo (è troppo tardi), cercano di fare pressioni per modificare, almeno parzialmente, qualche atteggiamento in politica estera”.

Ma Biden insiste

«Non crediamo che la risoluzione sia lo strumento giusto per affrontare questi problemi», ha detto John Kirby, il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, definendola «francamente impraticabile». Con precisazioni, davvero impraticabili: «Gli israeliani hanno indicato che si stanno preparando a trasferire le loro operazioni a un’intensità molto più bassa. Crediamo che la transizione sarà utile, sia in termini di riduzione delle vittime civili e sia in termini di aumento dell’assistenza umanitaria». Quindi, nonostante i ‘rumours’, riportati con grande evidenza dal quotidiano Haaretz, sui dissapori tra Netanyahu e Biden, il Presidente americano continua a sostenere, senza cedimenti, lo sforzo bellico di Israele su tutti i fronti.

Biden arrabbiato per arrivare dove?

Scrive Alon Pinkas sul prestigioso giornale di Tel Aviv, «Biden è arrabbiato e frustrato con Netanyahu. Il presidente degli Stati Uniti finora ha resistito alle richieste di abbandonare il sostegno inequivocabile alla guerra di Israele a Gaza, giunta ormai al suo terzo mese. Gli infiniti interessi personali e l’ostinazione di Netanyahu lo renderanno il perdente quando Biden agirà». Già, quando agirà. O quando, forse, troverà il coraggio (o la lucidità) di capire che il futuro di Israele e del suo popolo non possono coincidere con le fortune politiche di un governo estremista, infoiato di teoremi messianici e guidato da un personaggio la cui unica preoccupazione è quella di restare a galla. Aggrappandosi a qualsiasi cosa. Nel frattempo, la storia fa il suo corso.

Washington Post avverte

La reazione israeliana, sostiene il Washington Post, sta dividendo i legislatori Democratici. «Alcuni dei quali hanno fatto eco agli appelli di molte nazioni per un cessate il fuoco. Mentre recenti sondaggi dicono che la materia divide anche gli elettori dello stesso partito». Tra l’altro, sottolinea il Washington Post, Sanders è ebreo, ha vissuto in Israele e ha dovuto affrontare critiche dalla sua base per non avere chiesto un cessate il fuoco immediato. È diventato una delle voci più forti, al Congresso, nell’esigere un maggior controllo sulle azioni di Israele a Gaza e sui finanziamenti degli aiuti militari.

“In definitiva, la sua iniziativa, anche bocciata, in ogni caso lascerà il segno. D’altro canto, il sale della democrazia è ‘sbagliare e andare a casa’. Vale per tutti, e potrebbe valere pure per Biden che, di questo passo, finirà per trainare in carrozza il suo ingombrante avversario, l’ineffabile Trump, fino ai portici della Casa Bianca”.

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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

17 Gennaio 2024