I centimetri della guerra

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Un’arma serve per difendere e per offendere.
Non conosco bombe dall’uso limitato che si devono usare stando attenti ai centimetri.
Dare missili all’Ucraina dicendole stai attenta dove li tiri, a non superare la frontiera, é la cosa più stupida che questo ammasso di stupidi puo’ dire.
Caso mai si puo’ discutere sul rifornimento delle armi, non certamente sui limiti d’uso sul territorio.
Quindi é chiaro che se io ti do un razzo, tu lo usi per colpire il nemico, senza stare attenti al “fuorigioco”.
Non siamo in un campo di calcio ma in un campo di guerra.
Il problema vero é se ti devo dare le bombe o no.
Detto questo, cosi’ ovvio che dirlo mi sembra veramente banale se non stupido, bisogna interrogarsi sulle responsabilità.
In pratica chi ti mette in mano un coltello é colpevole tanto quanto di chi lo usa.
La Russia su questo punto é stata chiara, se la Nato fornisce armi per bombardare il suolo russo, noi (Russia) bombarderemo il luogo da dove queste armi provengono.
Alcuni Paesi se ne fregano di questo avvertimento e sono disposti a correre il rischio.
Beata idiozia.
Altri, con altrettanta idiozia, chiedono agli ucraini di stare attenti ai centimetri della frontiera.
Sia in un caso che nell’altro siamo davanti ad un gruppo di idioti che scherza col fuoco.
Un fuoco che, prima o poi, ci brucerà il cu*o.
Nessuno che, molto candidamente, dica smettiamola di dare armi e passiamo a discutere di come finire questa guerra che é costata finora 350 MILIARDI DI DOLLARI e qualcosa come 300.000 MORTI.
La Pace richiede cervello, significa ricercare un punto d’incontro rinunciando alla propria arroganza e concedendo, sia da una parte che dall’altra, qualche concessione, ingoiare qualche boccone amaro per risparmiare vite umane e distruzione.
Imporre l’uso della parola e non quello delle armi, imporre sedie intorno ad un tavolo e non bombe sulla testa.
Invece di mostrare muscoli, mostrate cervello.
So che é difficile ma bisogna provarci.
L’alternativa é che si arrivi ad un punto dove ritornare indietro diventa impossibile.
E, in quel punto, saremo noi, tutti noi, a pagarne le conseguenze.
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Claudio Khaled Ser