Gas russo vietato e i loro soldi bloccati dati a Kiev per armi, la guerra Ue

DI ENNIO REMONDINO

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Guai seminascosti. Italia, Austria, Slovacchia e Ungheria che ricevono gas russo attraverso l’Ucraina, dovranno trovare alternative entro fine anno. Kiev e Unione Europea concordano sullo stop al transito del gas russo attraverso l’Ucraina a fine 2024. Obiettivo Ue dichiarato, ridurre la dipendenza dal gas russo. Anche a costo di farsi male. A qualcuno più che ad altri.
Peggio per l’economia di tutto il continente, l’idea di prendere i soldi russi bloccati nelle banche europee e regalare gli interessi maturati a Kiev per comprare/pagare altre armi. Soldi russi per armi con cui combatterli da pagare a noi occidentali che le abbiamo generosamente vendute.

Farsi molto male per far dispetto a chi?

Nel 2021 abbiamo ricevuto il 45% delle nostre importazioni di gas dalla Russia, nel 2022 il 24%, nel 2023 il 15%. 2024-25 zero gas russo e prezzi alle stelle? La riduzione della dipendenza energetica dalla Russia è una delle priorità dell’Unione Europea dopo l’intervento di Mosca in Ucraina. Entro il 2028, zero importazioni energetiche dalla Russia, ‘costi quello che costi’ impone il rigore ideologico europeo. Rigore con pochi rimedi (acquisti congiunti, tetti di prezzo) più di propaganda che di sostanza. Ma la realtà è molto più contorta e complicata.

I dati russi più credibili

Gazprom: il gas russo viene pompato in Europa dai gasdotti ucraini al ritmo di 42/43 milioni di metri cubi al giorno. Partner Ue colpiti dalla decisione della Commissione, Bratislava, Budapest, Vienna e Roma. Colpo a tradimento o suicidio? Qualcuno mente. L’Austria ha importato più gas russo (circa 5 miliardi di metri cubi) tra 2022 e 2023 contro i 3/4 miliardi dell’Italia (meno del 5% delle importazioni totali). La Slovacchia importa circa un terzo delle forniture dalla Russia (circa 2 miliardi di metri cubi) mentre l’Ungheria importa quasi tutto gas russo coi tubi TurkStream.

Ucraina, stop gas russo in transito

L’Ucraina dice di non voler rinnovare nessun accordo con Gazprom, e l’Ue che programma di poter fare a meno del gas russo solo dal 2028 di fatto concorda senza soluzioni note. La Commissione uscente e quella nuova di orientamento ignoto e non facile composizione, grossi guai in vista. Rischio che a fine anno le tensioni tra le nazioni dell’Est Europa e l’asse Bruxelles/Kiev non riguarderanno solo le questioni legate alle importazioni di cereali ucraini ma anche alle forniture di gas russo attraverso i loro gasdotti.

Sospetto di voler colpire

Facile sospettare di malizia il colpo agli interessi di Ungheria e Slovacchia, governi critici sull’atteggiamento Ue nel conflitto, che non applicano sanzioni alla Russia e non regalano armi all’Ucraina. O l’Austria, che per neutralità storica non invia armi e ha addirittura aumentato la sua dipendenza dal gas russo, come annota Analisi Difesa. Prima dell’attacco russo l’Austria comprava l’80% di gas da Mosca, e ora è salita al 98%. Vienna che spende molto meno degli altri partner Ue e la Francia che compra il gas liquido russo (quello permesso senza dire il perché) in quantità crescenti.

Soldi russi per armi a Kiev con cui combetterli

Più difficili da capire le ragioni delle difficoltà che a fine anno aspettano l’Italia, in assenza di reazioni politiche governative. Certo è che i rapporti Commissione Ue, Nato, Stati Uniti, sono giudicati da alcuni dei 27, troppo stetti e obbedienti. Con azzardi politico giuridici molto rischiosi. Prima tra tutte la decisione del Consiglio Europeo di utilizzare i ‘rendimenti prodotti da beni e soldi congelati alla Russia’, per sostenere militarmente l’Ucraina. 300 miliardi di dollari in tutto il mondo, i due terzi presenti nell’Unione Europea.

“Dettaglio non minore, la proposta prevede che quei soldi russi siano destinati per il 90% all’assistenza militare a Kiev (per pagare le armi occidentali) e solo per il 10% alla ricostruzione dell’Ucraina”.

Gli “asset” italiani e del mondo in Russia

Credibilità dell’Europa davanti a tutti gli investitori internazionali e reazioni scontate di Mosca. «Nessuno finga si stupirsi o indignarsi per la nazionalizzazione di altri asseti italiani in Russia», avverte Giandomenico Gaiani, AD. Quel credibilità futura dai grandi investitori asiatici (arabi, cinesi, indiani?). E non è semplice per l’Unione europea svincolare così i fondi della Banca centrale di Mosca e altri beni russi trattenuti negli istituti europei. 300 miliardi di euro protetti da garanzie giuridiche e finanziarie complicate da aggirare.

“Un precedente che, secondo i tecnici della Commissione e della Banca centrale europea, potrebbe scoraggiare investimenti nell’area euro. Con Biden, supportato dall’inglese Sunak, dal canadese Trudeau e dal giapponese Kishida, a crearsi mercato”.

Europa a rischio sull’Atlantico

Dopo la Legge contro l’inflazione Usa (Inflation Reduction Act), protezionismo puro, l’America ha offerto ponti d’oro alle aziende europee che si trasferiscono negli Stati Uniti con lo slogan «negli USA l’energia costa dieci volte meno». Gasdotto Nord Stram distrutto, il mercato del loto gas si è aperto. «E con il trasferimento all’Ucraina dei frutti dei fondi russi congelati la UE diverrà ancora meno attrattiva per gli investimenti», denunciano gli industriali europei, quasi e ripetere perorazioni papali.

«Pace e prosperità attraverso il commercio e l’integrazione economica. Tutto questo è fondamentale, anche alla luce della guerra in Ucraina, perché l’Europa continui a svolgere il proprio ruolo in una fase geopolitica estremamente tesa».

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Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

23 Maggio 2024