La maggioranza non trova pace, ora lo scontro è sul redditometro

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Stefano Rizzuti dalla redazione del giornale LA NOTIZIA –

Dopo il Superbonus, si apre un nuovo scontro nella maggioranza sul redditometro: stavolta Forza Italia e Lega si schierano contro Leo.

La maggioranza non trova pace, ora lo scontro è sul redditometro

Neanche il tempo di chiudere lo scontro sul Superbonus, che nella maggioranza scoppia un nuovo caso sul redditometro. E anche stavolta la divergenza è tra ciò che fa il ministero dell’Economia e alcuni dei partiti che sostengono il governo Meloni. La novità, stavolta, è che Forza Italia e Lega – contrariamente a quanto successo sul Superbonus – protestano insieme contro una decisione presa dal viceministro di Fratelli d’Italia, Maurizio Leo. 

È proprio il viceministro dell’Economia, infatti, che ha firmato il decreto che reintroduce il redditometro, sospeso nel 2018. Attraverso questo strumento, che il decreto riattiva a partire dai redditi del 2016, il Fisco può controllare le capacità di spesa dei contribuenti per risalare ai loro redditi, verificando la situazione dei cittadini attraverso le spese per le auto, per la casa, per le utenze o il possesso di barche. 

LO STRUMENTO: COME FUNZIONA IL RITORNO DEL REDDITOMETRO

Il decreto riattiva quindi uno strumento di accertamento con il quale i redditi dei contribuenti verranno esaminati secondo diverse tipologie. Ne vengono indicate 11 per i nuclei familiare e cinque diverse aree del Paese. Nei controlli vengono considerate anche le quote di risparmio accumulate negli anni e le spese effettuate realmente, risultanti dall’Anagrafe tributaria. La nuova normativa breve anche un doppio contraddittorio con il contribuente. 

LO SCONTRO IN MAGGIORANZA

Il ritorno del redditometro non piace a Forza Italia: fonti azzurre sottolineano che il partito è sempre stato contrario a questo strumento, evidenziando che il decreto sarebbe anche in conflitto con il concordato preventivo da poco introdotto dallo stesso governo. Con Forza Italia, stavolta, si schiera anche la Lega. Il capogruppo del Carroccio al Senato, Massimiliano Romeo, scarica la decisione su Leo e invita i cronisti a chiedere a Fratelli d’Italia. 

Romeo, però, non nasconde di trovare “un po’ strana” la proposta, considerando che “noi del centrodestra siamo sempre stati critici su questi strumenti”. Intanto il Carroccio critica l’approccio da Grande Fratello contro l’evasione. Tirato in ballo, anche Fratelli d’Italia risponde, con Marco Osnato, presidente della commissione Finanza della Camera. Il suo tentativo è quello di smorzare la polemica, sostenendo che questo decreto non “cambia l’atteggiamento del governo verso la riforma fiscale e verso il fisco”, ma si tratta solo di un “aggiornamento di alcuni parametri”.

Anche Leo prova a ridimensionare la questione, sostenendo che il decreto “mette finalmente dei limiti al potere discrezionale dell’amministrazione finanziaria di attuare l’accertamento sintetico, ovvero la possibilità del Fisco di contestare al contribuente incongruenze fra acquisti, tenore di vita e reddito dichiarato”. Per il viceministro il decreto serve a “correggere una stortura che si è creata nel 2018”, quando il redditometro è stato abolito stabilendo che serviva un nuovo decreto con paletti precisi a garanzia del contribuente. “Purtroppo – evidenzia Leo – quel decreto non è mai stato emanato”. 

Proprio per questa ragione, a suo giudizio, si è creato “di fatto un meccanismo di redditometro permanente e senza alcuna limitazione”. Mentre ora vengono fissati dei paletti a garanzia del contribuente. Insomma, per Leo il redditometro non torna. Ma lo afferma dicendo che è appena tornato, seppur con paletti. E ora, già nel prossimo Consiglio dei ministri e a pochi giorni dal voto delle europee, avrà il duro compito di convincere Forza Italia e Lega.

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Dalla redazione del giornale
22 Maggio 2024