Cum grano “Salis”

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Nei miei tanti da anni da espatriato in due diversi continenti ho avuto modo di conoscere, di frequentare e di fare amicizia con molte dozzine di diplomatici sia italiani che stranieri, a partire dal compianto ambasciatore Bruno Cabras che nel secolo scorso celebrò il mio matrimonio a Pretoria, in Sud Africa.
Come in ogni categoria professionale anche in diplomazia c’è chi fa il proprio lavoro con passione e chi se ne strafotte, chi avanza nella carriera per bravura e sacrifici e chi per apparentamenti con la politica. Ricordo un altro ambasciatore che sfoggiava un proprio ritratto accanto a Berlusconi, peccato che la foto fosse talmente sgranata da far capire a chiunque che si trattava del ridicolo taglio e ingrandimento di una foto di gruppo. Un altro, purtroppo rimasto ucciso in una tragica battuta di caccia in Botswana, si impegnò personalmente per salvare la mia piccola società da una truffa organizzata nientepopodimeno che dall’ENI.
Non so chi sia il il nostro ambasciatore in Ungheria e non conosco nessuno del suo staff. Ciò che so e che è sotto gli occhi di tutti è che una nostra connazionale è rimasta per un anno a languire in un carcere indegno senza che nessuno alzasse un dito per aiutarla.
Trattandosi di una “scapestrata” antifascista posso anche capirlo vista l’aria che tira alla Farnesina ma davvero mi fa vomitare che il ministro Tajani, dopo che Ilaria è stata salvata dall’amore di suo padre, da una campagna di stampa seppur tardiva e dall’aiuto della più piccola formazione politica del nostro parlamento, abbia la faccia tosta di attribuirsi il merito del salvataggio.
E Tajani tutto sommato è il meno peggio, figuriamoci gli altri.
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Mario Piazza