BIDEN SENZA COPIONE RIDUCE LE PROTESTE GIOVANILI PER GAZA AD ANTISEMITISMO

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Per il New York Times, «il discorso di più forte condanna dell’antisemitismo, da parte di un Presidente degli Stati Uniti in carica», quello tenuto in Campidoglio da Joe Biden per commemorare la Giornata dell’Olocausto. Per altri, come il Wall Street Journal, si è trattato di un disperato tentativo, di ‘navigare’ in una campagna elettorale sempre più difficile. Per molti nel suo partito, è stato il suo suicidio politico presidenziale

Biden parla a ruota libera e sono ancora guai

Un tentativo per recuperare al centro e a destra dell’elettorato, l’emorragia di voti che l’attuale Presidente Usa, sta perdendo sul suo fianco sinistro. In definitiva, quello di Biden è stato un attacco diretto al movimento studentesco di protesta che, fatto in questo preciso momento storico, è sembrato come una sfida azzardata. Pronunciato, per giunta, mentre nel resto del Paese ribollono i tumulti pro-Gaza, in una sessantina di università. Tra l’altro, proprio ieri, si sono verificati gli ultimi arresti di massa alla George Washington University, alimentando un clima che resta di estrema tensione. Una situazione sociale ampiamente sottovalutata dalla Casa Bianca (come dimostra il discorso di Biden, troppo unilaterale), che secondo l’autorevole senatore democratico (ed ebreo) Bernie Sanders «potrebbe essere un altro Vietnam».

La solidarietà giovanile per Gaza antisemitismo?

Biden pala a ruota liberta, nessun discorso scritto da altri, e come troppo spesso gli accade, va fuori misura. E mentre l’invito alla tolleranza culturale è universalmente condivisibile, altri arditi parallelismi storici enunciati da Biden sono sembrati come minimo delle ‘forzature’. Ecco come il Wall Street Journal ha giudicato i contenuti del suo intervento: «Nessuna protesta ha disturbato il discorso di martedì di Biden, in cui ha tracciato una linea diretta, anche se implicita, che collega le condizioni che hanno portato all’assassinio di sei milioni di ebrei da parte di Hitler e le manifestazioni di odio che hanno segnato molte delle attuali proteste, che Biden ha definito ‘una feroce ondata di antisemitismo’ in America e nel mondo». Tradotto in politica e scendendo dalle nobili intenzioni, è stato il tentativo da parte della Casa Bianca, di liquidare le veementi proteste nei campus universitari a favore del cessate il fuoco a Gaza, come «manifestazioni di antisemitismo».

Primo emendamento e repressione studentesca

Il Presidente, in pratica, si è avventurato in un discorso molto pericoloso, sui limiti posti dal potere statale al Primo emendamento. E, nel caso specifico, sulla libertà di criticare, nei fatti, non la cultura ebraica, ma il comportamento (molto discutibile) dell’attuale governo israeliano. In ogni caso, a dimostrazione del fatto che trattare l’argomento ‘Gaza’, in questa fase, è un’impresa ardua per tutti, il New York Times ha fatto una sintesi efficace di reazioni molto diverse. A volte antitetiche.
«I repubblicani hanno liquidato i suoi commenti definendoli mansueti, mentre i sostenitori dei palestinesi di sinistra lo hanno attaccato per aver confuso le critiche a Israele con l’antisemitismo», una accusa calunniosa e sempre più frequentemente usata a sproposito, che in alcuni casi mischia, speciosamente, la tragedia storica del popolo ebraico con gli errori dello Stato d’Israele.

La strage palestinese dimenticata

Ecco altre valutazioni proposte dal New York Times al discorso di Biden: Warren David, co-fondatore della Arab America Foundation, un gruppo di difesa, ha affermato che è deludente che non si sia espresso con maggiore forza contro il razzismo anti-arabo e il bilancio delle vittime a Gaza. «Vorrei che anche lui tenesse un discorso e parlasse delle vite dei palestinesi che sono andate perdute, e del dolore e dell’agonia che proviamo noi come palestinesi e arabi americani». David ha aggiunto di condannare l’antisemitismo e ha esortato Biden «a prestare maggiore attenzione nel suo discorso ai palestinesi e agli arabo-americani». Ma, al di là del posizionamento ‘tattico’ del Presidente, sul conflitto mediorientale, resta sullo sfondo una strategia di sopravvivenza politica che dipende dai sondaggi.

Biden insegue a destra e perde il mondo giovanile

Il Presidente ha, di fatto, dato un violento ceffone alle aspettative dei giovani e di certe fasce di elettori urbani. Vuole recuperare al centro e a destra, sperando di ‘pescare’ anche nel serbatoio elettorale repubblicano di Nikki Haley. Per questo ha gettato a mare la contestazione studentesca. Il Wall Street Journal fa una sintesi degli obiettivi politici, che stanno dietro la «fulminazione» di Biden per le sorti di Israele e sui (magri) risultati che finora è riuscito a conseguire: «In questo contesto, la posta in gioco nel discorso di Biden è andata oltre il destino di un conflitto lontano. La guerra e le proteste hanno diviso nettamente i democratici tra i progressisti filo-palestinesi e l’establishment filo-israeliano, e la risposta lenta ed equivoca del presidente ha infiammato entrambe le parti. Immagini di odio e disordine hanno minato la pretesa di Biden di essere un leader unificante e guidato dai valori che potrebbe riportare l’ordine in una nazione e in un mondo caotici.

Molti democratici temono in privato che gli incendi universitari abbiano esacerbato le attuali debolezze politiche dell’impopolare Presidente in carica e rappresentino un grave pericolo per le sue speranze di rielezione».