IRAN E MISSILI SUL COLOSSEO: L’INFELICE TROVATA DEL MINISTRO ISRAEL KATZ

DA REDAZIONE

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Eric Salerno da REMOCONTRO –

L’ironia volgare sul nome del ministro israeliano in italiano che quasi si giustifica. L’immagine di missili iraniani sul Colosseo che costringono l’effimero ministro Tajani a un «Basta creare il panico» e invocare la pace dopo i 34 mila morti di Gaza. Eric Salerno per il Ghetto di Roma a cogliere la paura irrazionale che i Katz e i suoi simili diffondono.

Missili iraniani sul Colosseo

Sabato, su X è stata postata una foto-montaggio con i missili dell’Iran sul Colosseo a Roma. Era opera del ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, che poi ha diffuso lo stesso messaggio con sullo sfondo la Torre Eiffel e la scena tranquilla di un signore in procinto di prendere croissant e cappuccino, interrotto da un colpo d’arma da fuoco. «Fermate l’Iran prima che sia troppo tardi». Parole e immagini rivolte al segretario di stato Usa Antony Blinken, e al nostro Antonio Tajani e ad altri loro colleghi europei.

Recente passato in Israele

Otto o nove anni fa, fui accolto davanti a un ottimo aperitivo nella marina di Tel Aviv da una signora che avevo conosciuto anni prima quando era ancora moglie di un diplomatico israeliano. «Eric, che piacere rivederti» e sorridendo, «condoglianze», con una breve spiegazione: «L’Europa sarà presto invaso dagli arabi. Ormai non avete scampo. Basta guardare le cifre. Loro fanno figli, voi europei no». E passò a pizzetta, spritz e i soliti racconti di figli, ormai grandi, nipoti e abbronzatura. Lei aveva paura del futuro, del futuro del vecchio continente, e, faceva capire, sarebbe stato un bene se anche noi avessimo paura.

La paura come giustificazione

Al messaggio, tono e sostanza uguale, lanciato su X dal ministro Katz ha risposto il suo collega italiano. «Non credo che ci sia un’ipotesi di attacco all’Occidente da parte dell’Iran che pure commette errori gravi, dare droni alla Russia, dare droni e armi a Hezbollah non va bene. Dobbiamo evitare di creare il panico… Più che preoccuparsi bisogna occuparsi». L’impegno è per la de-escalation, non escludendo un colloquio con il ministro iraniano ‘nei prossimi giorni’. Ed è passato a parlare di Gaza, dei palestinesi, dell’assalto alla città di Rafah e dei profughi che, presto, riprenderanno la loro odissea per tentare di sfuggire alle bombe israeliane che hanno distrutto buona parte delle case e delle strutture nel nord della Striscia.

Le richieste vane ad Israele

«Abbiamo chiesto a Israele di non fare attacchi di terra a Rafah», ha ribadito Tajani ben sapendo che le sue esortazioni non avranno effetti pratici. «L’obiettivo finale è due popoli e due Stati che si riconoscono mutualmente. Uno Stato Palestinese che nasce, se vuole il nostro sostegno e riconoscimento, deve riconoscere Israele come Israele dovrà riconoscere questo Paese». Con i famosi accordi di Oslo – trenta anni fa – e la grande cerimonia sul prato della Casa Bianca israeliani e palestinesi sembravano avviati verso una soluzione del loro conflitto. Oggi sarà difficile rincorrere le speranze del passato.

Quando Rabin, militare e politico, terminò una sua intervista: «La pace si fa con i nemici…non con gli amici»

Netanyahu e il sovranismo ebraico

Netanyahu non vuole uno Stato palestinese accanto a Israele. Il suo obiettivo immediato è di mantenere alta la tensione nella regione e distogliere l’attenzione da Gaza e dall’aumento delle colonie ebraiche in Cisgiordania e nella parte occupata di Gerusalemme.

“Almeno 18 palestinesi, tra cui 14 bambini, sono stati uccisi all’alba di domenica in una serie di attacchi aerei e di artiglieria israeliani nella striscia. Diverse case nella città di Rafah sono state distrutte e, secondo notizie che filtrano dalle zone colpite, in uno degli attacchi è stata distrutta una famiglia: morto un uomo, sua moglie e il loro bambino di 3 anni. Le vittime a Gaza hanno ormai superato i 34 mila, senza contare uomini, donne e bambini sepolte sotto le macerie”.

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Articolo di Eric Salerno da

22 Aprile 2024