LA REPLICA DELLA MELONI SUL CASO SCURATI

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Le parole della “presidento” sul caso Scurati: “Ma quale censura, 1.800 euro per un minuto di monologo. Propaganda coi soldi dei cittadini”.
Non c’è niente da fare. La statista della Garbatella non riesce proprio a non fare parlare l’intestino. E, d’altra parte, far parlare l’intestino è un modus comunicativo. Cosa c’è di meglio del mettere in comunicazione il proprio intestino con quello di chi ascolta? Fra simili si capiscono meglio, no? Perché il parlare alla pancia, di conio bossiano, si è andato via via evolvendo fino a giungere alla nostra presidento. La prima a capire ch’è meglio parlare all’intestino che alla pancia. E, visto e considerato il livello medio di chi la vota…
Pare che Scurati invece, dei 1.800 euro sventolati dalla grassa bocca della presidento, se ne fottesse e che il monologo lo abbia regalato alla Bortone che, toma toma, lo ha letto al posto dell’autore.
Ahi poveri loro, ahi povera lei, dove non arriva il comico Lollo ci pensa lei, sua bassezza imperiale. Neppure una censura sa fare.
E poveri noi, in questa Italia sempre più scivolante nel pantano pieno di liquidi maleodoranti fatti di residui organici. Noi che paghiamo, obbligati peraltro, il canone a una televisione cosiddetta pubblica e che di pubblico ha nulla. Paghiamo il canone a un megafono di regime, a una riedizione dell’Istituto Luce. Paghiamo il canone per essere indottrinati su idee che non sono le nostre, che non ci appartengono. Paghiamo il canone per conoscere cosa ne pensa del “globo terracqueo”, una mancata bravissima maitre o altro, rivelatasi una bravissima capocomica, ma pessima governante. Che poi è quello che a noi poveri Cristi interessa.
Paghiamo il canone a una compagnia di guitti, messi lì da sua bassezza imperiale, pagati per diffondere il verbo di un’altra compagnia di comici, inventata per mettere in scena avanspettacolo di pessima qualità e finita a governare uno dei paesi più ricchi (quello che dicono) al mondo. Hanno di tutto per uno spettacolo teatrale, hanno quello che confonde New York con Londra, che non legge i libri che premia, alla cultura, quello che definisce le persone “carichi residuali” all’interno, la indagata per truffa ai danni dell’INPS al turismo.
Hanno quello che sbaglia i congiuntivi, alla scuola. Quello che inaugura cantieri miliardari senza avere la più pallida idea di cosa sia un cantiere e che cambia idea, dicendo cose opposte fra loro, ogni milionesimo di secondo e via dicendo. C’è il cognato. Ma in questo caso l’elenco delle minchiate è troppo lungo. Meglio finire altrimenti ci vuole un libro.
E poi hanno lei, comica vera, capace, comunicativa, con le sue faccine, la testa dentro la giacca. Che non ha idea di come si governi, ma ha un’idea precisa di ciò che occorre vietare. E, per quello che non vuole vietare, renderlo obbligatorio.
Ce l’ha nel sangue.
.
Giancarlo Selmi