DI FERDINANDO TRIPODI
Non ricordo nemmeno più quando si oltrepassò la soglia del ridicolo, in questa landa desolata, quando varcammo il limite del non ritorno; forse il giorno che smettemmo di dire: “Al peggio non c’è mai fine”, consci del fatto che mai asserzione fosse stata più reale.
Anche la vergogna è sentimento che ha perso senso, la proviamo certo, ma con la noncuranza di chi ormai trova normale anche vergognarsi.
E comunque, anche la vergogna come qualunque altro sentimento è qualcosa che tocca solo il popolino, quello miserabile e vessato.
Non certo chi siede ai piani alti con la pancia piena e il portafoglio sempre più grande.
E così ci ritroviamo in una Città che ormai sembra aver perso il senso di ogni cosa.
Guidati da una amministrazione che già dall’inizio tra patrocini prima dati e poi negati, tra i discorsi fantozziani credendo davvero di poter essere considerati un giorno “capitale della cultura”, e in ultimo far finta di aprire un centro storico per ridare vita al commercio finendo per trasformarlo invece in una grande pista ciclabile.
“È colpa degli operai” – dice qualcuno, evidentemente pure romanisti a guardare dai colori scelti.
“Ma tranquilli”, dice qualcun altro, sistemeremo tutto e finalmente il commercio ripartirà alla grande.
Quale commercio? Quale grande? Quello dei negozi ormai chiusi? O quello di quei commercianti ormai arresi e che stanno per chiudere?
Ma il nostro Sindaco, gli amministratori, la conoscono davvero la città? O fanno finta?
Mi tengo le domande e attendo … tanto so già che non avrò risposta.
Francamente, io la fame – quella vera – l’ho già fatta, non mi spaventa più.
Non ho bisogno di fingere di sperare che ci sia ancora un domani migliore.
E in fondo a pensarci bene il male peggiore di questa Città è : non avere più speranza.