CONTENTI LORO, CONTENTI TUTTI

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Mi sono rallegrato per la vittoria sarda e sono dispiaciuto per la sconfitta abruzzese ma a nessuno dei due risultati attribuirei troppi significati.
Che l’Italia sia spaccata in due in ogni variante possibile è un fatto che ci accompagna dai tempi di Peppone e Don Camillo e ne ho preso atto da tempo. Destra o sinistra, Coppi o Bartali, panettone o pandoro. Pochi punti percentuali, alla mercè del primo soffio di vento.
La spaccatura di cui dovremmo davvero preoccuparci è quella tra votanti e astenuti perché io non credo che se la metà del corpo elettorale se ne fotte dei risultati la ragione sia la sfiducia nella classe politica, penso invece che l’assioma democratico “una testa un voto” sia una colossale minchiata.
Vale per la destra e vale per la sinistra. Il cittadino ha tutto il diritto di pensare ai cavoli propri senza prestare la minima attenzione a ciò che accade nella propria comunità e all’operato di chi la governa, ma quel diritto dovrebbe essere alternativo al diritto di voto.
E invece l’affluenza alle urne è del tutto casuale o peggio determinata da fattori risibili. Vado a votare per simpatia o antipatia, o per detriti ideologici vecchi di 50 anni, o perché quel candidato è amico di mio zio o semplicemente perché non avevo nulla di meglio da fare.
Serve un attestato di qualifica per tutto. Per lavorare, per guidare e persino per giocare a golf. A chi cavolo è venuto in mente di dare a qualsiasi imbecille il diritto di decidere chi ci salverà o ci porterà a sbattere? Voglio un esame per diventare elettore, e lo voglio che non sia troppo facile da superare.