POLIZIA E MANGANELLI. FALLIMENTO SENZA SCUSANTI!

DI FERDINANDO TRIPODI

“Mi scusi Presidente
Se arrivo all’impudenza
Di dire che non sento
Alcuna appartenenza” (Giorgio Gaber)

Manganellate, ancora una volta, contro giovani studenti che protestano e scendono in piazza per far sentire la propria voce e la propria indignazione contro alcuni temi che reputano indegni per una Repubblica Democratica e uno Stato di diritto come (dovrebbe) essere l’Italia

No, non siamo negli anni Settanta, quando in Argentina i Videla, i Massera, i Galtieri e gli Agosti, dopo il colpo di Stato, misero in atto terribili e crudeli repressioni contro chi manifestava il proprio dissenso.

Ma se andrà avanti così, poco ci manca.

Con i manganelli non c’è futuro.
La responsabilità in merito alle vicende che hanno visto coinvolti gli studenti e le forze dell’ordine a Pisa e Firenze è chiara e quanto abbiamo visto e sentito attraverso le testimonianze dei presenti dovrebbe portare tutti ad esprimere la totale ferma e condivisa condanna per l’accaduto.

L’esercizio del diritto a esprimere la propria opinione in maniera pacifica non può in alcun modo rappresentare un pretesto per la violenza, soprattutto da parte di chi è chiamato a garantire la sicurezza di tutti i cittadini.

Scene che abbiamo visto anche a Palermo, lo scorso 23 maggio, quando ad essere colpiti sono stati giovani e cittadini che avevano partecipato al Corteo “Non siete Stato voi, ma siete stati voi”, promosso da decine e decine di associazioni antimafia, sigle studentesche e sindacati.
Allora l’intento era quello di onorare la memoria di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti di scorta, per protestare contro passerelle e ipocrisie di Stato che puntualmente si verificano da anni nel giorno della strage di Capaci.
Ma un’assurda ordinanza del Prefetto aveva impedito che tutto potesse svolgersi nel migliore dei modi.

Allora oggi tutta l’Italia, le forze politiche, non possono non condannare chi, anziché custodire l’ordine pubblico, l’ha turbato, commettendo un atto intollerabile che deve essere sanzionato.
Occorre che il nostro Paese si assuma l’impegno di mettere in discussione il sistema educativo anche delle forze armate.

Il loro addestramento, infatti, deve tornare alle fondamenta della democrazia ed essere in grado di sapere respingere psicologicamente e fisicamente qualsiasi forma illegittima di esercizio della forza.
Sarà necessario che questo impegno educativo non venga utilizzato come bandiera di posizionamento partitico ma come serio impegno per il futuro del Paese.