DI PIERO ORTECA
Dalla redazione di REMOCONTRO –
Mentre Trump perde un appello giudiziario federale molto significativo, Joe Biden sprofonda nei sondaggi. Verrebbe quasi da dire che, se il mondo dipende dagli Stati Uniti, forse la prossima Casa Bianca dipenderà dalla Corte suprema americana. Certo, mancano ancora dieci mesi, ma se non succede qualcosa di eclatante, Biden in questo momento sembra perdere progressivamente terreno rispetto al plurinquisito ex Presidente.
Trump golpista o prossimo presidente?
Ieri una Corte d’appello federale ha respinto una sua richiesta di immunità, al processo intentato dal Procuratore Jack Smith, che lo accusa «di aver complottato per cercare di ribaltare le elezioni del 2020. Trump sosteneva di avere agito nell’esercizio delle sue funzioni (presidenziali). Argomentazione respinta, che apre la strada al regolare svolgimento del processo».
Biden tra ‘Indice di gradimento’ e disapprovazione
L’ultimo ‘poll’ della NBC ha fatto rumore, con una ‘forbice negativa’, un distacco più che preoccupante tra chi approva e chi invece critica, e alla fine, tra il presidente in carica e l’ex che ci riprova. ‘Indice di gradimento’ per Biden intorno al 37% e una disapprovazione del 60%. Cifre impietose, che spostate sul piano elettorale valgono almeno 5 punti di distacco. Molti.
Corte Suprema di giudizio o di appartenenza?
Ancora Trump. Sul suo futuro tra carcere e Casa Bianca, deciderà di fatto la Corte suprema da lui creata a sua larga maggioranza. Decidere o pensarci sopra molto, lasciando comunque Trump libero di arrivare alle elezioni facendo finta di non averlo deciso loro. Possibile e a quel punto probabile che l’imputato Trump finisca per diventare Presidente senza essere giudicato penalmente.
Processo o immunità di affiliazione?
Il New York Times è chiaro: «Sebbene la decisione sia stata rapida rispetto agli standard di un normale appello, ciò che accadrà dopo sarà probabilmente più importante nel determinare non solo quando avrà luogo un processo per le accuse di sovversione elettorale, ma anche la tempistica degli altri tre processi penali a carico di Trump». Muoversi, dunque, speditamente nelle aule giudiziarie, può anche essere una strategia per cercare di arrestare la marcia elettorale dell’ingombrante tycoon, che avanza, senza troppi ostacoli. E la possibilità che l’inquisito Trump inciampi in qualche sentenza definitiva da qui alle elezioni di novembre diventa sempre più improbabile.
Fenomeno “reattività populistica”
In mondo politico americano assiste allo strano fenomeno di «reattività populistica», fotografato dai sondaggi in questi giorni. Più aumentano le disavventure giudiziarie di Trump e maggiormente si allarga il suo distacco con Biden. Il Presidente sta perdendo consensi nei ‘battlegrounds’, gli Stati dove gli ‘indipendenti’ decideranno l’esito delle prossime elezioni. Secondo la NBC, si allontanano da lui anche quelle minoranze, come gli ispanici, che prima lo sostenevano. Per non parlare dei giovani, assolutamente delusi dall’acritico sostegno offerto a Israele durante la guerra di Gaza.
Chi sale, chi scende, ma qualcosa di meglio di quei due?
Dunque, Biden scende e Trump sale. Solo che quest’ultimo, se vorrà diventare Presidente, dovrà stare bene attento, a non salire troppo spesso sul banco degli imputati, prima delle elezioni.
La pensa così anche il Wall Street Journal, che scrive: «Trump, il favorito repubblicano, si trova ad affrontare quattro accuse penali. Non è chiaro quanti di questi casi potrebbero vedere processi con giuria durante quest’anno elettorale. Ha un vantaggio proibitivo nei sondaggi, ottenuto in parte ponendosi come bersaglio di procedimenti giudiziari politicizzati».
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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di
7 Febbraio 2024