LA VITA VERA

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

La vita vera, quella che vivono milioni di persone, in maggioranza le stesse che si fanno rincoglionire da ore passate alla televisione guardando programmi pieni di gossip, discussioni melense e pubblicità con cucine pulitissime e grandi quanto un hangar di un aeroporto, è una vita fatta di privazioni e sogni non avverabili. Di lavori sottopagati, remunerati meno di quanto lo fossero 30 anni fa. Di povertà vera. Non esistono paesi del primo mondo (al quale ci illudiamo di appartenere), dove un lavoratore percepisce uno stipendio che lo colloca nella fascia di povertà. Si dovrebbe lavorare per vivere e non per sopravvivere. I termini lavoro e povertà, in un paese degno, non dovrebbero essere presenti entrambi nello stesso discorso.
Tutto ciò è attribuibile alla via italiana al neoliberismo, magnificamente interpretata da un personaggio frequentatore di rinascimenti arabi e dal suo partito di provenienza. Partito dove ancora risiedono personaggi come la persona della prima foto, Irene Tinagli. La ex responsabile per il partito della Economia. Chiamata da Letta alla vice segreteria. Una delle più strenue oppositrici del Reddito di Cittadinanza che, ancora più della presidento, attaccava un giorno sì e l’altro pure. Autorevole membro, quindi, di un esercito composto da miserabili soldati di una guerra senza quartiere contro i poveri. Questo dà un’idea, per chi ancora non ce l’abbia, di cosa abbiamo chiamato “sinistra” in Italia.
La pseudo sinistra in Italia si è intestata le peggiori riforme riguardanti i temi sociali. E lo ha fatto in un modo che la peggiore destra immaginabile non avrebbe potuto. I pozzi sono ancora avvelenati. Questo Paese non ha e non avrà futuro, fino a quando gli ideali del riformismo e della sinistra (quelli veri), non verranno di nuovo rappresentati. Ho Letto con interesse un post di Orso Grigio che, pur attribuendo al PD le cose nefaste che gli vanno attribuite, ragiona su di una eventuale alleanza che sconfigga la destra. E’ auspicabile che ci si arrivi, chiaro, se non si vuole lasciare il paese, per l’eternità, in mano a questi cialtroni che ci governano attualmente. Soprattutto con la legge elettorale vigente che, ovviamente, nessuno cambierà.
Ma tale opportunità va subordinata, secondo il mio modesto parere, a un PD profondamente diverso. Liberato dai cialtroni che Renzi e poi Letta, hanno introdotto negli anni. E che detengono la maggioranza delle azioni di quel partito. Io credo alla buona fede di Schlein, non credo invece nella riuscita di un progetto che possa vedere il PD rifiorire con gente presentabile, con linee politiche e programmi economici e sociali diversi da quelli che ne hanno animato l’azione fino a oggi. Schlein verrà mangiata viva da quella gentaglia che, peraltro, si sta già organizzando per farla fuori. Che Conte rifletta. Fa bene a non partecipare al sit-in contro la RAI meloniana organizzato dal PD. In pratica, da chi ha scritto e fatto approvare le leggi che consentono alla “presidento” di fare ciò che sta facendo.
L’idea di paese che ha il Movimento 5 Stelle è incompatibile con l’idea che ne hanno 4/5 dei personaggi che fanno parte della Segreteria pidina. Folgorazioni improvvise e repentine, accompagnate da conversioni sulla Via di Damasco, sul salario minimo o sul Job’s Act, ma anche sulla guerra, sono più che sospettamente a orologeria. Soprattutto quando vengono da parte di chi fino a ieri votava risoluzioni all’unanimità contro Conte, sulla base della misteriosa e fantomatica “agenda Draghi”, rifiutando perfino accordi di desistenza nei collegi uninominali che avrebbero impedito la vittoria delle destre, consegnando a quelle, di fatto, il paese.
Prima i fatti, tipo una solenne defenestrazione di gente come Guerini e Tinagli, poi vedremo su cosa discutere.
Noi non dimentichiamo. E non lo faremo.
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