LA PACE ARMATA

DI CLAUDIO KHALED SER

 

E’ iniziato il processo all’Aja contro gli assassini israeliani per “genocidio” del Popolo Palestinese.
E’ indispensabile chiarire che saranno due distinti Tribunali ad esaminare l’accusa presentata dal Sudafrica ed appoggiata da Cile e Brasile.
La CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA
LA CORTE PENALE DI GIUSTIZIA
La prima dovrà verificare se Israele sta effettivamente compiendo un “genocidio” in Palestina ed in caso affermativo, ordinare il cessate il fuoco, invitando le diplomazie a ricercare una soluzione al conflitto in atto.
La seconda dovrà invece stabilire le responsabilità penali degli autori del massacro, cioè il governo israeliano e i suoi leader.
Due fasi completamente distinte fra di loro.
Nella prima, l’eventuale condanna di Israele, sarebbe SOLO un fatto politico molto rilevante che isolerebbe il governo di Tel Aviv sulla scena internazionale, ma che NON produrrebbe effetti significativi, dato che quasi sempre tali decisioni vengono totalmente ignorate dalle parti in causa.
Nella seconda fase, si potrebbe arrivare alla condanna penale dei responsabili e richiedere il loro arresto, come é successo recentemente con Putin.
Tempi lunghi per arrivare ad un verdetto che consentirebbero comunque ad Israele di continuare la mattanza in Palestina.
Quindi, anche se fondamentali sul piano politico, le due eventuali condanne NON fermerebbero la guerra in atto.
Questo é fondamentale chiarirlo subito per evitare illusioni.
La guerra contro la Palestina si ferma solo neutralizzando Israele.
Tutti i compromessi di pace con i sionisti, sono totalmente inutili, al limite di potrebbe arrivare a quella che spesso viene definita come una “pace armata” violata sistematicamente ogni giorno dalle parti in conflitto.
Nel frattempo, USA e GB hanno dichiarato guerra allo YEMEN bombardando il suo territorio ed innescando una nuova guerra nel Mar Rosso.
E’ chiaro che lo YEMEN, sostenuto militarmente dall’IRAN non resterà a guardare, continuando a lanciare missili contro le navi che transitano nel Mar Rosso, molte delle quali forniscono aiuti militari a Israele.
Lo stato ebraico intanto, sta rafforzando le sue truppe al nord, verso i confini con il LIBANO.
Le minacce degli Hezbollah sono sempre più frequenti e, anche qui, lo spostamento dei “miliziani” libanesi verso il confine con Israele, non é certamente un segnale positivo.
La guerra in Medioriente si sta quindi allargando com’era ampiamente previsto e, in queste condizioni, cercare una via diplomatica é pura illusione, anche perché molti “attori” non sono ancora entrati in scena.
Mi riferisco in particolare alla Siria, alla Giordania, all’Iraq che potrebbero dar man forte al Libano, all’ Iran e allo Yemen.
Gli USA che hanno chiuso i rubinetti delle armi all’Ucraina, potrebbero convogliare tali armi a difesa di Israele, ma susciterebbero la reazione di Russia e Cina già sotto pressione da parte di Sudafrica e Brasile che spingono per un coinvolgimento armato nel conflitto.
Nuvole nere quindi sul cielo arabo, la minaccia di un diluvio non é poi così remota.