DI MARIO PIAZZA
Capisco che Giorgia Meloni possa piacere al suo pubblico, ne hanno uno anche Bombolo e Alvaro Vitali e ne ha uno persino il generale Vannacci. Capisco anche che un anno di governo tutto speso in una forsennata autocelebrazione possa aver riscosso l’approvazione di chi fatica a comprendere il senso di un discorso, di un testo scritto e dell’aritmetica. Nulla da eccepire neppure sulla riconoscenza degli imprenditori borderline, delle corporazioni, degli evasori fiscali, dei razzisti e di ogni altra variante di fobici a cui è stata garantita l’immunità extraparlamentare.
.
Detto questo, il direttore di Libero Mario Sechi col suo titolo è riuscito a insultare tutti, a partire dalla Meloni stessa. Il direttore credeva di essere arguto e provocatorio con il suo capolavoro di leccaculismo. Voleva farsi notare e ci è riuscito, più o meno come un penoso gonzo che si rotola prima nella pece e poi nelle piume di gallina per riscuotere un po’ di attenzione.
.
Inutile sforzarsi, il significato soggiacente del titolo di Libero è uno soltanto, lo stesso che fa retribuire le donne il 20% meno degli uomini e che assolve chi va a puttane, l’essenza delle selezioni sul divano, la filosofia degli stalking e dei femminicidi, la base ideologica dei jihab e dei chador:
.
“Se sei uomo vali di più”.
.
