TANTO PER CHIARIRE

DI ORSO GRIGIO

REDAZIONE

 

Mi rendo conto che parlare ancora della Ferragni sia eccessivo, ma sul mio post di qualche giorno fa avete sostenuto in molti che mentre la meloni ce la dobbiamo sussare, per l’altra si tratta di una nostra libera scelta e potremmo serenamente ignorarla.
Così mi sembrava giusto rispondervi che per quello che penso io è una tesi sbagliata perché si fonda su teorie entrambe discutibili.
E allora discutiamone.
La Meloni non è il risultato di una catastrofe naturale imprevista e imprevedibile, anche se gli effetti sono simili; lei e il suo governo di incapaci non sono barullati lì per caso, ma ci sono stati messi dalla maggioranza degli elettori in libere elezioni. E soprattutto, ci sono stati messi da chi a votare non c’è nemmeno andato e magari sta a lamentarsi convinto di averla farla franca e non avere responsabilità.
Non c’è niente di sovrannaturale, insomma: li abbiamo votati noi, nonostante si sapesse chi fossero e i disastri che avrebbero combinato.
Certo, non io e nemmeno molti di voi, ma facciamo parte anche noi di questo popolo bizzarro, anche se a volte preferirei essere cittadino berbero, quindi il plurale è d’obbligo.
Nel secondo caso, invece, ma davvero credete che la Ferragni potremmo evitarla?
Certo, io posso farlo, di moda ho sempre seguito solo la mia e a parole come fashion, style e glamour preferisco Bellezza, Eleganza e Sesso. E potete farlo anche voi, ma il mondo è questo, certi condizionamenti mediatici infettano più di un virus, e soprattutto per i giovani, il suo pubblico di seguaci più osservanti, quelli a cui si rivolge chiamandoli “guys”, è di certo più difficile sottrarsi a certi meccanismi di azzeramento cerebrale.
Pensare in maniera più evoluta degli zombie non viene del tutto istintivo come mangiare, defecare, masturbarsi, non è un bisogno primario. Si può anche vegetare come tante comparse di un “The Walking Dead”, trascinandosi stancamente dentro le proprie miserie fino a diventare vecchi.
E infatti spesso è proprio quello che succede, a giudicare dall’andamento delle cose.
Bisogna esserci educati, a pensare. Bisogna imparare a conoscere e a capire per essere poi spiriti liberi.
E bisogna avere la voglia e la curiosità di farlo.
Ma questo non lo insegna la famiglia e non lo insegna la scuola, scientemente tesa a mantenerci il più stupidi possibile. E sia chiaro, non certo per colpa degli insegnanti, anche loro vittime e insieme alibi di un sistema politico talmente sputtanato che nemmeno in Uganda (cit.).
E allora masse di impalpabili neuroni in cerca di identità stanno lì, a friggersi occhi e cervello su un ca*zo di display, bombardati da una musica di me*da con testi che meriterebbero la galera, estasiati di fronte alla tribù di “influencer” che li prendono per il culo. E restano abbacinati da questa loro dea che gli presenta outfit da decine di migliaia di euro che loro non potranno mai permettersi, o che si crogiola in posti da fiaba dove loro non potranno andare mai, o si vanta del suo nuovo guardaroba lungo chilometri e pieno zeppo di capi costosissimi, con apposta sopra la sua preziosissima griffe o da lei sponsorizzati, tanto per renderli esclusivi e quadruplicarne il costo. Come per i pandori, insomma, o per l’acqua venduta a otto euro la bottiglietta, che nemmeno quella di Lourdes certificata per i miracoli.
E anche sulla beneficienza mi sono un po’ rotto le palle. Io nel post sono stato garbato, le ho riconosciuto il rispetto per aver chiesto scusa, ma, fuori dai denti, quelle scuse le ha chieste perché l’hanno sgamata, e quell’orribile capo grigio topo che indossava era in realtà un altro costosissimo indumento a cui fare pubblicità.
E in tutta la sua contrizione le lacrime non sono mai scese.
Niente succede per caso, nel suo mondo incantato. E niente è naturale.
Una grande attrice, come la Meloni. Entrambe influencer, entrambe sbagliate.
Per questo donna Giorgia ce l’ha tanto con lei, perché le ruba la scena.
Mi rendo conto di essere fuori dalla realtà, e di come, in un mondo malato come il nostro, tutto questo diventi normale.
La Ferragni è solo un’imprenditrice, non certo un’eroina della rivoluzione, il suo mestiere è vendere prodotti e lo sa fare bene.
Che per farlo usi anche l’immagine dei figli e metta in piazza la sua vita privata io lo trovo aberrante, ma ve l’ho detto: io sono giurassico anche come boomer.
In questo teatro dell’assurdo lei recita solo la sua parte.
Il problema, ma ovviamente non si riferisce solo a lei, sono quelli disposti a pagare un biglietto salatissimo per inseguire i sogni e le ambizioni degli altri.
-Sì’, ma non divagare, Orso, dicevi della beneficienza…
-Infatti. Ci torno subito.
E’ un meccanismo peloso, quello di farla, ha a che fare più con il business e il marketing che con la pietà.
Come se usare la miseria degli altri servisse per dimostrare sì che siamo buoni ma soprattutto per ribadire che siamo ricchi e famosi. Perché si veda la differenza.
La beneficienza, quella così tante volte ostentata dalla Ferragni e da Fedez, si fa senza dirla, perché viene il sospetto, eccome se fondato, che venga esibita solo per moda, per interesse, per aumentare il fatturato.
E diventa difficile credere alla buona fede.
Qualcuno in vena di cazzate supreme li definisce perfino “paladini della sinistra” solo perché a volte hanno messo in croce qualche ovvietà di buon senso. E allora mi torna in mente quello che diceva Gaber in una delle sue cose più belle: “Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo”.
Ma potrebbe essere perfino peggio di così.
Forse qualcuno dice di amare il popolo perché lo fa diventare ancora più ricco.