I CATTIVI MAESTRI

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Chiunque abbia meno di cinquant’anni non ha idea di chi fosse Toni Negri, uno dei più grandi e attivi intellettuali italiani del dopoguerra che se ne è andato ieri. Personaggio discutibile e discusso anche dalla sua parte politica, ma non voglio e non serve parlare dei suoi errori o delle sue debolezze.
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Con disinvoltura i commentatori di oggi liquidano un’intera vita da perseguitato politico chiamandolo “il cattivo maestro” senza ricordare che neppure una delle accuse contro di lui per fatti violenti resse in nessuno dei processi a cui fu sottoposto. A rimanere in piedi fu quella di “concorso morale” nelle azioni terroristiche di quegli anni, un’aberrazione giuridica che ricorda da vicino la orwelliana “psicopolizia”.
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Facciamo finta che un reato d’opinione tanto astruso e impalpabile possa davvero esistere in un paese civile e democratico dove le idee di un intellettuale possono al massimo essere lette o ascoltate dalle sue platee. Di quale reato dovremmo accusare chi trasforma le proprie aberranti idee in leggi dello stato da imporre con la forza se quelle leggi, come è avvenuto ieri per l’ennesima volta, sono la causa dell’annegamento dei 61 migranti che la Ocean Viking avrebbe potuto salvare?
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Spero inutilmente che quelle povere anime pesino come macigni sulla coscienza di chi non ha semplicemente concorso moralmente alla loro eliminazione ma ha invece pianificato tutto affinché stragi del genere possano avvenire il più frequentemente possibile. Ad essere generosi dovremmo parlare di concorso esterno in omicidio e strage se non di veri e propri mandanti, non diversi da Toto Riina o Raffaele Cutolo.
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Per loro nessuna accusa, nessun processo e nessun esilio. Per loro l’indecenza di celebrare le proprie malefatte a reti unificate, regalando a destra e a manca sorrisi che puzzano di morte.