MAI NESSUN ITALIANO COME LUI

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

L’avrebbe completamente asfaltato, se non fosse stato per un mal di schiena che l’ha perseguitato per buona parte del match. Alla fine ci sono voluti tre set a Jannik Sinner per prevalere sul danese Olger Rune, il più forte tennista troglodita del momento, orfano sugli spalti di quella sfinge di sua madre che non si commuove nemmeno di fronte ai ringraziamenti pubblici del figlio.

Questa volta i suoi tentativi di innervosire l’avversario si sono rivelati inutili. Sinner non si è minimamente scomposto né di fronte alle simulazioni del danese, né durante le richieste di challenge per palle fuori di mezzo metro. Segno di una evidente acquisita maturità.

Ora Sinner è nelle semifinali delle ATP Finals di Torino. Chi vince si becca 1500 punti. Dopo aver strapazzato uno come Djokovic, per Sinner è diventato un obiettivo più probabile che possibile. In quel caso la distanza tra lui e il russo Daniil Medvedev, numero tre del mondo, si ridurrebbe considerevolmente.

Mai nessun italiano come lui. Anche Adriano Panatta arrivò ad essere n. 4 del ranking mondiale, dopo aver vinto il Roland Garros nel 1976. Ma non si era mai qualificato alle semifinali di un Finals, né aveva mai vinto 60 incontri ufficiali in un anno. E per Sinner un torneo Slam incomincia ad essere davvero a portata di mano.

Per la prima volta nella storia del tennis, abbiamo un italiano che a 22 anni può incominciare a guardare fiducioso la vetta. Anche perché Djokovic, fin qui insuperabile, per evidenti ragioni anagrafiche prima o poi dovrà cedere il testimone. E il più accreditato in questa staffetta a quattro, pare essere proprio l’altoatesino.

Che ha una serietà e una struttura mentale ormai da number one. L’Italia ne ha visti passare di talenti sprecati. Panatta e Pietrangeli pensavano più alle donne che al tennis. Le intemperanze di Fabio Fognini hanno finito per stritolare il suo immenso talento, perché quando durante un match arrivi ad auspicare una bomba su Wimbledon e a dare della meretrice oralista ad una giudice di linea e poi perdi, significa che non sei Mc Enroe. Ma un solo titolo ATP 1000 e nemmeno uno Slam, per uno come lui grideranno eterna vendetta.

Per non parlare di Lorenzo Musetti, il 21enne toscano forse ancor più talentuoso di Sinner, ma simbolo dell’incostanza, con una testa che raramente gli consente di andare, nei tornei che più contano, oltre i primi due turni.

Stendiamo un velo pietoso su Matteo Berrettini, arrivato due anni fa a posizionarsi al sesto posto del ranking mondiale dopo aver perso la finale di Wimbledon contro Djokovic. Di lì la caduta libera che lo ha emarginarlo all’attuale 90esimo posto, dopo essere stato macellato da una come Melissa Satta.

Sinner, invece, pare essere di tutt’altra stoffa, in uno sport dove equilibrio e tenuta mentale valgono per l’80%.