LA RUSSIA «STATO TERRORISTA»

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

È una decisione che lascia perplessi quella dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa di Strasburgo, che a larghissima maggioranza ha invitato gli Stati membri a definire la Russia uno «Stato terrorista». Anche perché il Consiglio d’Europa (che non va confuso con il Consiglio Europeo, l’organo di indirizzo politico della UE con sede a Bruxelles) si occupa di ben altro. Principalmente, dà impulso alla stipula di Convenzioni internazionali, soprattutto nel campo dei diritti umani.
Se i 46 Stati membri dovessero accogliere l’invito, scatterebbero ulteriori sanzioni. E non solo nei confronti della Russia. Ma, nelle più deleterie delle triangolazioni, anche per tutti quei Paesi che con la Russia hanno rapporti commerciali, come Cina e India, tanto per citare i maggiori.
È la prima volta che un’istituzione internazionale promuove l’adozione di massa della qualifica di Stato terrorista ai danni di un Paese. Finora gli unici ad adottarla erano stati gli USA, avendola inventata. Con quella nomea Washington ha marchiato e isolato Stati come Siria, Iran, Corea del Nord e Cuba.
Nel diritto internazionale una definizione di Stato terrorista non esiste. Lo dimostra l’enorme discrezionalità adottata dagli stessi USA nel scegliere i propri bersagli. Cuba fu inserita in quella black list solo per aver rifiutato di estradare un cittadino americano colpevole di aver ucciso nel 1973 un agente di polizia del New Jersey.
Al di là dei soggettivismi targati USA, cosa potrebbe essere davvero uno Stato terrorista lo si può dedurre analizzando il concetto di terrorismo internazionale.
Il terrorismo internazionale è un conflitto a bassa intensità, nel quale uno Stato vuole condizionare la politica, interna ed estera, di un altro Stato. Non avendo la capacità militare di affrontarlo a viso aperto, lo Stato terrorista si maschera ricorrendo a mezzi alternativi, come l’utilizzo di esplosivo contro obiettivi civili o il dirottamento di navi e aerei, uccidendo gente che non c’entra nulla al solo scopo di imbarazzare quello Stato e di costringerlo a scelte indigeste. Lo fa utilizzando i propri uomini, o foraggiando gruppi terroristici. Lockerbie, 11 settembre, Madrid, Londra, Bacatlan, per citare i più noti.
Ora, potrebbe rientrare in quella definizione uno Stato come la Russia?
In ogni guerra a lasciarci la pelle sono soprattutto i civili. Ogni bombardamento produce nefasti effetti anche su di loro. Ma un conto è eleggere a bersaglio esclusivo i civili, aspetto che contraddistingue il terrorismo. Altro è la loro morte come effetto collaterale di un bombardamento che ha come fine primario azzerare militarmente il nemico.
Sostenere che la Russia è uno Stato terrorista perché sta bombardando l’Ucraina è una contraddizione in termini. Assimilare i civili che muoiono sotto un bombardamento bellico alle vittime di un attentato terroristico è una forzatura tale che finisce per sovrapporre il concetto di terrorismo alla stessa nozione di guerra e a tutte le regole del diritto internazionale bellico che la disciplinano, a cominciare da quelle contenute nella Convenzione di Ginevra.
Del resto, non esiste guerra che non abbia visto un bombardamento colpire anche civili, senza che da ciò si potesse invocare l’applicazione delle sanzioni previste dalla Convenzione di Ginevra. Allora gli USA, i cui bombardamenti effettuati nel corso delle loro numerose guerre sono sempre stati tutt’altro che chirurgici, dovrebbero essere i primi a venir considerati uno Stato terrorista, come peraltro sostenuto da Noam Chomsky, il grande filosofo di Philadelphia.
E non può essere un caso che proprio gli USA si siano mostrati i più restii ad etichettare la Russia come Stato terrorista, rifiutando l’equazione guerra uguale terrorismo, che avrebbe finito per additarli, sotto questo aspetto, come il peggiore degli Stati.
Come dire, anche l’ipocrisia ha un limite.