«IO QUEL SIGNORE NON LO AVREI NEMMENO INCONTRATO»

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

Le parole di Berlusconi su Zelensky sono un siluro contro il Governo. Io da premier non avrei mai incontrato quel signore, ha sentenziato. Giorgia Meloni non solo l’ha incontrato, ma se l’è anche spupazzato, giurandogli eterno amore, incassando lo sguardo compiaciuto di Washington e quello commiserevole del duo Macron-Sholtz.

Questa volta, però, quelle di Berlusconi non sono parole estrapolate furtivamente da un privato consesso, come tali interpretabili e correggibili attraverso tutto e il contrario di tutto. Sono parole pronunciate in pubblico, ai microfoni, a domanda rispondendo. E all’uscita di un seggio elettorale. Particolare, quest’ultimo, tutt’altro che trascurabile.

Com’è cambiato Berlusconi, viene da dire. Molti di noi l’hanno odiato. In pochi mesi fondò un partito e si prese un’Italia incenerita da Tangentopoli, governando non senza tracotanza, spesso ad personam e sparando a zero su una magistratura che a mesi alterni gli rifilava un capo di imputazione.

Non gli bastò creare generazioni di giornalisti in ginocchio, che lo difesero persino di fronte ai comprovati cospicui pagamenti elargiti a donzelle avvenenti e di dubbia moralità, anche minorenni. E nemmeno gli bastò epurare quelli che lo avversavano. Capitolò soltanto di fronte a lanciatori professionisti di coltelli del calibro di Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch, che spianarono la strada ad un provetto massacratore sociale come Monti.

Se oggi in molti lo elogiano, significa che il mondo è cambiato. In fondo, perché storcere il naso di fronte a uno che faceva accompagnare i figli a scuola da un mafioso assunto con la qualifica di stalliere, ma che oggi mostra una straordinaria lucidità di fronte al concretizzarsi del pericolo di una guerra mondiale, che solo gli stolti si illudono che verrebbe combattuta senza il ricorso alle armi nucleari.

Le parole di Berlusconi vanno incorniciate, perché rappresentano quanto di sensato ognuno di noi dovrebbe pensare, dire e divulgare sul conflitto in corso.

La colpa di Zelensky di aver martoriato per anni la popolazione russofona del Donbass è innegabile, insieme alla sua incoscienza nel mandare al macello centinaia di migliaia di sudditi. Quale essere razionale non imporrebbe a un simile sciagurato di venire a patti con un nemico che non si può vincere?

Invece, già si raduna il plotone di esecuzione, impersonato da coloro che sembrano aver sviluppato un’allergia al nostro Paese, tanto da volerlo follemente esporre alle ire di una potenza nucleare provocata per decenni.

Nessuno può sentirsi rappresentato da costoro. Perché se devo scegliere tra una presunta brava persona che magari ha commesso soltanto qualche marachella, ma che si piega alla volontà del Diavolo che vuole affossare il mio Paese, e un mafioso che vuole salvarlo, io scelgo il mafioso.