IL METODO COLLAUDATO

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Il metodo è collaudato e rimane lo stesso: sparare menzogne (alias minchiate) e ripeterle all’infinito fino a farle diventare verità.
Ci cascano in molti.
Sicuramente ci cascano quelli che l’hanno eletta. Quelli che hanno messo una ics sul simbolo del suo partito. E, ahinoi, continuano a cascarci.
E così si sbandierano dati economici che non esistono, risultati presenti solo nella loro immaginazione, fotografie del paese scattate da macchinette fotografiche taroccate, immagini alterate dal photoshop. Operazione ripresa e consolidata dai tg e dai giornali collaterali (ormai quasi tutti).
Il racconto è inquietante. Tutto va bene madama la marchesa, la barca va. E finché va… Nessun accenno ai quasi sei milioni di italiani che hanno smesso di curarsi; nessuna immagine delle sempre più lunghe file di persona in coda alle mense della Caritas; nessun accenno alle vecchiette che rovistano nei cassonetti della spazzatura; nessun riferimento alle centinaia di migliaia di giovani che lavorano 8 (e più) ore al giorno, percependo poche centinaia di euro al mese.
Il lavoro, poi, viene completato dai replicanti. Soprattutto nei talk show.
Replicanti mandati a immolarsi in scontri senza un domani, contro chi richiama la verità, dice le cose che non vanno dette, osa smentire il “racconto”. E così alla verità si oppone la menzogna, si replicano le minchiate. Senza fine. Uno dei più usati, in questo sporco gioco di disinformazione, di agevolazione delle menzogne, si chiama Italo Bocchino. Il “replicante” più tosto. Ripete dati inventati, presenta relazioni inesistenti. Nei momenti più difficili si rifugia nel “benaltrismo”, o cita cose senza nessuna attinenza con il tema trattato. E quando parlano gli altri, è attentissimo alle luci delle telecamere. Appena lo inquadrano lui si fa trovare prontissimo a scuotere la testa, a fare smorfie di disgusto.
Lui sa benissimo che il contenuto delle sue “dichiarazioni” non ha alcuna importanza. Il suo lavoro è quello di dire minchiate e farle passare per verità. Il suo lavoro è quello di contestare la verità con le menzogne. Tanto quelli che votano a destra non si occuperanno mai di informarsi né di verificare. Il suo lavoro è quello di sminuire la verità, di umiliarla, di ridicolizzarla. E a quell’obiettivo dedica le smorfie. Una cosa fatta scientemente. Da qualche tempo ha abbandonato gli occhialini colorati e si presenta negli innumerevoli talk ai quali partecipa, con le lenti a contatto. Non so quanto sia voluto ma, soprattutto sull’occhio sinistro (in parte anche sul destro) l’effetto è inquietante. Nei primi piani l’occhio diventa ancora più tondo del normale e si ingrandisce, rispetto all’altro, innaturalmente. Il risultato è quello di uno sguardo fisso, vitreo, che lascia immaginare la presenza di un occhio finto. Una roba che sta in mezzo fra lo sguardo del nazista dentista del film “il maratoneta”, la “Bambola assassina” e Freddy Krueger. Andrebbe rivista la sua collocazione in programmi, come quello della Gruber, trasmessi in fascia protetta. Il rischio per il sonno dei bambini è da tenere in considerazione.
Viva Bocchino, viva il teatro, abbasso la politica e il giornalismo!
(un po’ di satira e altro).