GOVERNO MELONI, PROVE DI DEMOCRATURA SULLA PELLE DEGLI ULTIMI

DI RAFFAELE VESCERA

 

La Meloni si dice “basita” per la sentenza di liberazione dei migranti tunisini richiedenti asilo, rinchiusi in un centro di permanenza per 18 mesi, da cui possono uscire versando una cauzione di 5mila euro. Misura governativa ritenuta illecita dal giudice di Catania Iolanda Apostolico: «le nuove norme sulla detenzione per i richiedenti asilo per il Tribunale di Catania sono contrarie alle norme Ue e alla Costituzione italiana. Trattenere chi chiede protezione senza effettuare una valutazione su base individuale e chiedendo una garanzia economica come alternativa alla detenzione è illegittimo».
Ma, a quanto pare, la Meloni se ne infischia delle leggi civili ed umane e chiede addirittura il blocco navale per impedire i soccorsi dei migranti che fuggono da fame e guerre, morendo a decine di migliaia nel Mare Nostrum, divenuto un mare monstrum.
La premier, sconfessando il giudice di Catania, viola una legge elementare della democrazia che prevede la separazione del potere legislativo da quello giudiziario. Ciò per impedire che il potere politico possa condizionare l’azione della magistratura che deve rispondere solo ai codici civili e penali vigenti. Diversamente si dà l’avvio alla morte di un regime democratico per instaurare una cosiddetta “democratura”, ovvero una dittatura mascherata da democrazia, come avviene nell’Ungheria del suo amico Orban.
È passato un secolo dalla nascita del ventennio nero che infiniti lutti addusse agli Etiopi e agli Italiani, tra invasioni e massacri coloniali in Africa e persecuzione degli oppositori al regime fascista, compresi i magistrati che, applicando la legge, emettevano sentenze sgradite al fascismo, significativa fu la persecuzione del giudice garganico Mauro Del Giudice che, per aver incriminato nel 1924 autori e mandanti del delitto Matteotti, fu perseguitato dagli squadristi sino alla caduta del fascismo. Ho narrato le sue vicende nel mio romanzo “Il giudice e Mussolini”.
Altresì significativa, in pieno revival antiumanitario, è la definizione di “transumanza” da parte del compagno della Meloni, Giambruno, che in Tv compara alle pecore i poveri migranti in cerca di un destino migliore.
Dopotutto “chi si somiglia si piglia”.
E che dire, di tal Brambilla, leghista perfetto, il quale, sempre in Tv, in seguito alle scosse di terremoto di questi giorni nei Campi Flegrei, ha affermato lombrosianamente che i napoletani che restano a vivere in una zona sismica accettano i rischi per via della loro “antropologia culturale”, del loro “modo di ragionare e di pensare”. Così dimenticando che per i milioni di abitanti della Campania, e del mondo, che vivono nei pressi dei vulcani trasferirsi altrove è obiettivamente difficile se non impossibile. Altresì dimenticando che se dovessero trasferirsi in Pianura padana si esporrebbero a rischi maggiori, non solo per via del razzismo leghista, ma anche a causa dell’inquinamento, il più alto d’Europa, che affligge la cosiddetta “Padania”, inquinamento che provoca ogni anno migliaia di morti per avvelenamento, mentre tante vittime da terremoto vi sono state di recente anche in Emilia Romagna, Umbria, Marche, etc. Ma per questi il Brambilla non prevede alcuna “antropologia culturale”.
Che ci vogliamo fare, il razzismo contro i migranti e contro i meridionali è cieco.
Razzismo, principio fondamentale del fascismo che predicando la cosiddetta “difesa della razza” e la “lotta di razza anziché la lotta di classe”, ci riporta ai secoli bui della civiltà umana.