“SCAFISTA” A CHI?

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Guardando le immagini dei barchini che partendo dalla Tunisia approdano a Lampedusa (170 chilometri di viaggio) anche i meno dotati, quelli con cui madre natura è stata avara matrigna in fatto di intelligenza, avrà capito che tra i mestieri che vanno scomparendo c’è anche quello di “scafista”, perché reggere la barra di un piccolo motore fuoribordo è un compito facilissimo che può essere svolto da chiunque possieda almeno una mano ed un occhio e, salvo casi rari, i migranti ne hanno due di entrambi.
Chi organizza queste traversate di disperati non è uno scafista, è un trafficante di esseri umani.
E’ lui che fornisce le barchette di lamiera, i gommoni cinesi, i motori e la benzina. E’ sempre lui che decide chi parte, lui che incassa i quattrini, lui che ordina alla sua polizia e alla sua marina di aprire o chiudere i rubinetti a seconda della convenienza politica ma soprattutto economica.
Certo per farlo il Trafficante non si sporca le mani, il lavoro sporco lo fanno i suoi sgherri in divisa o senza, lui le mani le offre platealmente ai potenti che vanno a rendergli omaggio. Con quelle conta i soldi che riceve massacrando i poveracci e ricattando i ricchi che quei poveracci neppure vorrebbero vedere se non in fondo al mare o a raccogliere le pummarole.
E’ questa merda, questa oscena carneficina a pagamento di cui tutti siamo a conoscenza, che Giorgia Meloni e la sua nuova amichetta Ursula von der Leyen chiamano senza imbarazzo “rapporti diplomatici con i Paesi nordafricani”.