LA CINA VOLA A MOSCA MENTRE L’OSTILITA’ USA NE CEMENTA L’ALLEANZA

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di Remocontro

Quasi tutte le attenzioni all’Assemblea Onu, mentre in Russia il ministro degli Esteri cinese, plenipotenziario di Xi Jinping prepara un rilancio, in grande stile, della partnership strategica tra le due superpotenze. Rispetto ad un blocco occidentale minoritario che rumoreggia a New York, si delinea una forte consonanza geopolitica, tra Pechino e Mosca, non ancora una vera e propria alleanza militare, ma ad insistere…

Chi sta gettando la Cina nelle braccia della Russia?

Quella di Wang non è una classica visita di routine, ma un incontro ‘fondante’. Lunedì ha visto il suo omologo russo, Sergei Lavrov e martedì ha allargato i temi sul tappeto, quelli probabilmente più scottanti e riguardanti le intese ‘operative’, che sono stati discusse con Nikolai Patrushev, il responsabile del Consiglio per la sicurezza nazionale del Cremlino. Una specie di alter ego di Vladimir Putin, che ha un grande ruolo nel campo dell’Intelligence, dello scambio di informazioni e della ‘cybersecurity’. Ma proprio il meeting con Patrushev (che concorre a indirizzare le scelte sulla sicurezza del Paese e, quindi, anche sulle politiche militari) può significare una sola cosa: i due hanno parlato di armi e di rifornimenti. Il come e il quando è tutto da vedere, ma oggi ne parlerà direttamente con Putin.

Sicurezza solo se vale per tutti

Patrushev, già capo dell’FSB (l’ex KGB), viene considerato da diversi analisti occidentali la vera eminenza grigia della geopolitica di Mosca. È descritto come ‘molto più aggressivo di Putin’, e tanto per far capire di chi stiamo parlando, pare che sia stato lui il vero architetto della nuova filosofia russa, riguardante la sicurezza nazionale. La ‘Dottrina Patrushev’, adottata nel 2021, sarebbe stata infatti uno dei teoremi scatenanti dell’invasione dell’Ucraina. Nelle prossime ore, Wang Yi vedrà anche Putin, col quale discuterà della preparazione di un prossimo viaggio a Mosca di Xi Jinping. Attenzione, perché l’imminente visita programmata dal leader cinese, potrebbe essere un vero e proprio colpo di teatro. E già di parla di «accordi strategici», politici, ma soprattutto militari, che verrebbero messi nero su bianco, quasi a suggellare il fallimento del tentativo americano di ‘disaccoppiare’ le due superpotenze rivali.

Il mondo occidentale e “l’avversario assoluto”

La Casa Bianca, anzi, i servizi di Intelligence americani ‘sanno’, ma tacciono. Già in un report del South China Morning Post del dicembre 2021, si notava la tendenza, sempre più marcata, della politica estera di Biden, «a esercitare pressioni crescenti che finiscono per riavvicinare la Cina alla Russia»«Pechino e Mosca hanno intensificato la loro collaborazione – scriveva il giornale di Hong Kong – spaziando dall’approfondimento dei legami militari, politici ed economici, al raggiungimento di nuovi livelli di cooperazione sulla ricerca energetica e spaziale. Ciò avviene nel contesto di una crescente retorica, che prende di mira i due Paesi da parte degli Stati Uniti, della Nato, del G7 e dell’Unione Europea». E ancora il South China Morning Post, ricordava come già nel 2021, il Segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, al vertice Nato post-pandemia, aveva messo all’ordine del giorno «le attività maligne della Cina». Poi recepite dall’Alleanza Atlantica, che parla di Pechino come «sfida sistemica».

“Non solo una minaccia militare, ma un nemico «che propone un sistema di sviluppo alternativo a quello occidentale». E che quindi va arginato prima che trascini con se tutto il Terzo mondo, come più o meno sta già avvenendo”.

La Cina e le interferenze “di terzi”

Il Ministro nel corso dell’abboccamento con Lavrov, ha detto che «Cina e Russia dovrebbero continuare a coordinare le loro politiche, per affrontare le sfide derivanti dal riemergere dell’unilateralismo e dell’egemonia», con un chiaro riferimento alla presunta invadenza degli Stati Uniti di Biden in ogni angolo del globo. Poi, rispondendo indirettamente alle esortazioni (quasi minacce) di Jake Sullivan e Antony Blinken rivolte a Pechino per il suo sostegno a Putin, Wang ha ribadito che «la cooperazione cinese con la Russia non prende di mira terzi, non è soggetta a interferenze di terzi e non sarà influenzata da terzi». Insomma, se non è il proclama formale di una nuova ‘santa alleanza’, poco ci manca. Gli esperti di geopolitica si chiedono se questo sia un processo, determinato proprio dall’invasione di Putin dell’Ucraina. La risposta, come abbiamo visto è, «solo in parte».

“Il progetto di Biden fu esplicito nella sua prima intervista televisiva dopo l’elezione alla Casa Bianca: non avrebbe mai permesso, a nessun costo, che l’economia di Pechino potesse scavalcare quella americana entro il 2030, come aveva promesso Xi Jinping. E Biden si è messo d’impegno. In certe vignette satiriche, nel Sud-est asiatico, lo raffigurano con gli occhialoni e la fiamma ossidrica: dicono che stia cercando di ‘saldare’ la Russia con la Cina”.

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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

21 Settembre 2023