BUONASERA, MI CHIAMO FRANCESCO.

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Si presentò con un “buonasera” rivolto non solo ai presenti di Piazza San Pietro, ma a tutti coloro che, in ogni parte del mondo cristiano, guardavano quel balcone.
Chiamatemi Francesco.
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Era la prima volta che questo nome veniva usato e non fu certamente un caso che Lui l’avesse scelto.
Dietro quel nome c’era e c’é il significato, l’indirizzo che Lui voleva dare al suo pontificato.
Sono passati poco più di 10 anni dalla sua elezione.
Dieci anni sulle spalle diventate curve, sulle gambe ormai malferme, sul corpo che necessita spesso di “messa a punto” come si fa con un’auto che ha corso per tanto tempo.
Dieci anni non facili soprattutto per il “fuoco amico” di una Curia più attenta a salvare il suo potere che alle parole del Papa.
Questo Re senza corona non ha nient’altro che la parola per sostenere il suo Regno.
E bisogna riconoscere che ne ha spese tante, in favore degli emarginati, dei poveri, della Dignità del lavoro, degli anziani, della pace, dei giovani.
Ogni volta che si presenta l’occasione, Lui invita a riflettere, sprona le menti al dialogo, alla comprensione, alla misericordia.
E’ il suo compito e lo assolve.
Io non credo nell’Inesistente, per questo mi soffermo sulle parole e sulle azioni, perché sono queste che disegnano un Uomo, che lo elevano sopra gli altri e lo fanno diventare Voce ascoltata dal mondo.
E’ stato così per altri Re.
Da Luther King a Gandhi, da Cristo a Marx, da Mandela a Gramsci.
Le parole dei Re.
Francesco merita di stare con loro, sul trono di pietra della nostra memoria.
Hanno cercato di offuscare la sua Persona attribuendogli oscure manovre e commistioni col peggior fascismo argentino.
Gli hanno attribuito colpe mai provate col solo scopo di sminuirne il potere della comunicazione.
Lui é diventato Papa, nonostante tutto questo.
E ha scelto di chiamarsi Francesco.
Salutandoci con un semplice buonasera.
Cos’altro può fare un Re senza corona ?