AFRICA

DI CLAUDIO KHALED SER

 

La sofferenza genera insofferenza.

Se fino a ieri i regimi dittatoriali africani riuscivano a contenere l’insofferenza, oggi, le nuove generazioni e l’ingresso di attori diversi, hanno fatto esplodere il malcontento.
In poco più di due anni, OTTO Paesi africani hanno “cambiato” regime e ritenere che i golpe siano solo di facciata perché in fondo nulla cambia, é sciocco.
Primo perché dietro il cambio c’é l’insofferenza verso la politica dei Paesi occidentali, quel neo-colonialismo che ha sostituito le truppe militari con gli accordi economici.
– Secondo perché i “golpisti” sono aiutati da altri Paesi come la Turchia, la Russia e la Cina che intendono, seppure in modi diversi, prendere il posto degli europei.
Non dimentichiamo anche che, se fino a ieri erano la BCE e il FMI a trattare aiuti economici verso i Paesi in difficoltà, oggi ci sono i BRICS, molto più tolleranti dei banchieri europei e americani.
Ultimo aspetto da non sottovalutare é la formazione culturale dei giovani africani.
La Turchia, e anche la Russia, hanno aperto le porte dell’istruzione a migliaia di studenti africani.
Persone che una volta ritornate in madre Patria, hanno una concezione completamente diversa ed un atteggiamento sociale profondamente diverso.
Il cambiamento strutturale in atto in Africa, non é e non può essere repentino, ci vuole tempo affinché il popolo si riappropri della propria terra, magari con altri golpe, forse con altri interventi esterni.
Ma la strada é segnata.
Oggi l’Africa NON é più quella di ieri.
L’Europa non accetta questa idea.
La Francia pensa che con l’uso delle armi (a lei sempre caro) si può ritornare a sfruttare il territorio prezzolando i nuovi regimi.
L’arroganza ha bruciato il cervello.
Gli altri Stati, Italia per prima, ritengono che solo con la repressione si possa arginare il flusso migratorio.
Da Gentiloni e Minniti a Meloni e Salvini non é cambiato nulla.
Blocchi navali e lager.
Questa é la loro ricetta.
La borgatara romana rispolvera un Piano Mattei con l’Africa.
Mattei é morto nel 62 e i risultati del suo piano energetico per “risollevare” l’Africa é davanti ai nostri occhi.
La cooperazione non predatoria, se é gestita dall’Europa e non dagli Stati africani, é solo una barzelletta.
Non fa ridere nessuno, soprattutto l’Africa.
Nazionalizzare tutte le risorse del territorio e venderle sul mercato determinando il prezzo in virtù della domanda-offerta.
L’idea fu di un certo Gheddafi.
Sappiamo la fine che ha fatto.
La sintesi di tutto il discorso é molto semplice.
Fino a quando l’Europa continuerà a trattare l’Africa come Paese di Schiavi, non ci sarà pace.
Continueranno le rivolte, i colpi di stato, le fughe dei Disperati.
Perché la sofferenza genera insofferenza e quest’ultima tutto quello che oggi accade sotto i nostri occhi.