“INCRIMINAZIONI COME PALLOTTOLE NELLA COLT DI TRUMP”, MA ORA RISCHIA DAVVERO

DI ENNIO REMONDINO

 

 

A Ferragosto la notizia della quarta incriminazione per Trump: ‘associazione di stampo mafioso’ con l’ex presidente al centro della organizzazione criminosa. Valutazioni critiche sull’esito politico di un presunto accanimento giudiziario da alcuni amici. L’ambasciatore Carlo Marsili: «Più continuano così più gli facilitano la vittoria elettorale». Il generale Roberto Bernardini, da militare: «Se dovesse vincere le presidenziali per i Dem sarà un bagno di sangue, virtuale ovviamente… Stanno caricando troppo la sua Colt…».
Rispondendo a Rossella di Trento, Remocontro chiedeva, «ma se quelle cose di cui è accusato le ha fatte davvero (e sembrano tutte ampiamente confermate), che dovevano fare i magistrati Usa?».
Ora una lettura dei fatti un po’ più chiara e documentata ci spiega perché questa incriminazione è molto più aggressiva, e questa volta Trump rischia davvero.
Il ruolo della tv, i complici, il carcere obbligatorio, nessuna grazia rapida

Attorney Fani Willis

“Cospirazione”

Il New York Times, nell’edizione del 15 agosto ha definito «ingenious», geniale,  l’atto d’accusa della procuratrice della Georgia Fani Willis. A differenza di quanto fatto nell’incriminazione federale, in questo caso riguarda un vasto gruppo di cospiratori al cui centro c’è lui, Donald Trump, collocati alla Casa Bianca e nel partito repubblicano della Georgia, e la parola cruciale dell’atto di accusa è quindi «cospirazione».

Processo in diretta tv

Questo processo, quando si farà, a differenza di quello federale sarà trasmesso dai network televisivi, amici e nemici di Trump, e porta i suoi capi di imputazione di Trump e dei suoi sodali sotto gli occhi di tutti. Compresa l’accusa di pregiudizio di partito contro l’ex presidente alle valutazioni dirette del pubblico. Quello che l’ex presidente ha sempre cercato di evitare: dai suoi reati fiscali, ai suoi rapporti con le prostitute, a difendere l’acritica idolatria che lo ha accompagnato e l’accompagna.

Le prove d’accusa più convincenti

Secondo gli esperti, è proprio lo stato della Georgia quello in cui si sono concretizzare le prove più convincenti dell’interferenza elettorale di cui sono accusati Trump e i suoi «cospiratori». La Georgia, fra l’altro, si è dotata in tempi non sospetti di una serie di norme penali contro le irregolarità e gli interventi del genere di quelli attribuiti, appunto, all’ex presidente.

Il ruolo della tv, i complici, il carcere obbligatorio, nessuna grazia rapida

“Perché l’accusa di aver cospirato per ribaltare l’esito del voto in Georgia e in altri 5 Stati contro l’ex presidente Donald Trump, è così rischiosa per l’ex presidente, secondo Viviana Mazza sul Corriere della Sera”.

1. La legge anti-racket

La legge nota come RICO, concepita per le organizzazioni criminali e negli anni usata anche per reati finanziari suscita anche qualche perplessità -come nota un editoriale critico del Wall Street Journal-, ma il primo ad abusarne sarebbe stato Rudy Giuliani e ora viene usata contro di lui.

2. I complici

Il caso della Georgia è il primo che coinvolge direttamente ben 18 suoi alleati, tra cui funzionari eletti, il capo dello staff della Casa Bianca Mark Meadows (potrebbe essere il primo capo dello staff a finire in carcere dal Watergate), e numerosi avvocati (Rudy Giuliani, Kenneth Chesebro, Jeffrey Clark, John Eastman, Jenna Ellis e Sidney Powell).

Maxi processo e pentimenti

«Sarebbe un circo, con la presenza di innumerevoli avvocati e diverse strategie di difesa», sottolinea Viviana Mazza. E questo farebbe parte della strategia dell’accusa, puntando appunto su interessi difensivi diversi. Già subito dopo l’incriminazione, sono emerse diverse crepe nel vecchio team di Trump. Ken Chesebro, l’ideatore del piano dei falsi elettori che dovevano certificare la vittoria di Trump, ha cercato di sminuire il proprio coinvolgimento. La procuratrice Willis mirerebbe insomma a spingere i complici –almeno alcuni di loro- a collaborare con la giustizia e a testimoniare contro l’ex presidente.

3. Trump, la prigione e la grazia

Per la prima volta, tra gli atti d’accusa, c’è una imputazione che impone una pena minima di cinque anni nel caso in cui Trump e i complici vengano giudicati colpevoli sotto la legge anti-racket. Altro vincolo di legge, se Trump o un altro repubblicano dovesse vincere le elezioni presidenziali del 2024 non potrà graziare/autograziare Trump, né gli altri eventuali condannati immediatamente. Devono passare almeno cinque anni.

4. La televisione

Il processo in tv. Mentre a livello federale e in altri Stati ci sono leggi che lo proibiscono, la Georgia ha consentito sin dagli anni Ottanta l’accesso alle telecamere nei tribunali. E la sequenza delle accuse reiterate in diretta televisiva avrebbe certamente in effetto politico devastante

5. I tempi

La Georgia ha leggi che prevedono processi rapidi. La procuratrice ha intenzione di iniziare il processo entro sei mesi, mentre la strategia di Trump è stata di rallentare i procedimenti, nella speranza di vincere prima la nomination repubblicana e magari anche le elezioni presidenziali.

 

Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

18 AGOSTO 2023