L’Europa scivola a destra ma senza farsi troppo male

DI ENNIO REMONDINO

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Le destre sovraniste sono cresciute ma non avranno la maggioranza nel Parlamento Europeo, salvo tradimenti centro-destristi. Macron bastonato da Le Pen ha indetto nuove elezioni in Francia. In Italia Meloni e Schlein vincono contro: Fratelli d’Italia è il primo partito al 28,9%, con il Pd che insegue attorno al 25%. M5s crolla al 10,5%, tallonato da Forza Italia al 9,2%, che supera una Lega a picco verso l’8,5% e con molti conti interni da saldare. Bene Alleanza Verdi e Sinistra al 6,8% che manda Ilaria Salis a Strasburgo. Esclusi Renzi, Calenda e Santoro, sotto la soglia di sbarramento del 4%.

Nei prossimi cinque anni, oltre la sfida tradizionale tra destre e sinistre, quella tra due modelli di destra. Una europeista, l’altra nazionalista. Una filo-Nato-Usa, l’altra sensibile alle ragioni russe. Con problemi analoghi a Roma.

Nel caos di sistemi elettorali primo disegno Europa

Diversi orari e spesso giorni di voto, scrutini con diverse complicazione di spoglio, che sono praticamente conclusi anche se non danno ancora risultati ufficiali. Non ufficiali ma ormai politicamente certi. E la notizia principale è che le destre sovraniste non avranno la maggioranza nel nuovo Parlamento Europeo. Secondo le proiezioni e molti risultati definitivi, l’attuale maggioranza trasversale, composta da Partito Popolare Europeo, Partito Socialista Europeo e Renew Europe, liberale, potrebbe rinnovarsi anche durante la prossima legislatura. Tra i risultati più importanti nei singoli paesi c’è soprattutto la vittoria del Rassemblement National di estrema destra in Francia: per questo motivo, poco dopo la diffusione degli exit poll il presidente Emmanuel Macron ha annunciato lo scioglimento del parlamento e nuove elezioni legislative.

Alcuni dati ancora da mettere assieme

Parlamento un po’ più a destra

Il nuovo Parlamento Europeo sarà un po’ più a destra, ma non abbastanza da permettere alle destre di formare una maggioranza e governare da sole. Il Partito Popolare Europeo, che è quello più al centro tra i partiti di destra, sarà il più rappresentato, con 189 seggi; Conservatori e Riformisti (il gruppo di cui fa parte Fratelli d’Italia) ha ottenuto 82 seggi; Identità e Democrazia (in cui rientra la Lega) 58. A sinistra il partito più grande è quello dei Socialdemocratici (135). I Verdi, che alle elezioni del 2019 avevano ottenuto un risultato storico, sono andati piuttosto male ma non così tanto come dicevano i sondaggi: avranno 52 seggi. Ci sono poi i Liberali di Renew con 80 seggi. Il Partito Popolare Europeo potrebbe quindi governare replicando l’attuale coalizione con i Socialisti e i Liberali.

L’Italia punisce le frange

Come da sommario, Fratelli d’Italia è il primo partito con il 28,6 per cento dei voti, tallonato  dal Partito democratico attorno al 25 per cento, mentre il Movimento 5 Stelle è andato piuttosto male, con il 9,6 per cento (contro il 15 per cento che gli accreditavano i sondaggi). Forza Italia al 9% supera la Lega che perde almeno due terzi dei suoi europarlamentari con l’8 per cento. Alleanza Verdi e Sinistra è al 6,9 per cento. Soglia di sbarramento del 4 quindi sopra la soglia di sbarramento del 4 per cento, che lascia fuori dal parlamento di Strasburgo sia Renzi, che Calenda e Santoro.

I 76 europarlamentari dell’Italia

Fratelli d’Italia, 24 seggi (+ 14 parlamentari)
PD, 22 seggi (+ 6 parlamentari)
M5S, 8 seggi (+ 3 parlamentari)
Lega, 8 seggi (14 parlamentari persi)
Forza Italia, 7 seggi confermati
Verdi e Sinistra, 6 seggi, (+ 5 parlamentari)

In Francia Macron ci lascia Le Pen

In Francia ha stravinto il Rassemblement National di estrema destra, con il 32,4 per cento dei voti. A scrutinio ormai ultimato, il partito di Marine Le Pen e Jordan Bardella ha staccato di quasi 18 punti la lista promossa dal partito del presidente Emmanuel Macron, al 14,5 per cento. Per Macron il risultato è stato così deludente da accogliere la richiesta dell’estrema destra: ha convocato nuove elezioni per il 30 giugno (con il secondo turno il 7 luglio), dopo aver sciolto il parlamento. A sorpresa, il 14% della lista Partito socialista/Place publique, surclassando la sinistra radicale già egemone di Jean-Luc Mélenchon.

Germania Cristiano-Democratica ma i neonazi

In Germania, l’Unione Cristiano-Democratica (CDU) di centrodestra si è confermata primo partito con 30,4 per cento dei voti. A far paura quel possibile 15 per cento di voti all’estrema destra di tentazioni neonaziste, Alternative für Deutschland (AfD). Quel 15% attorno a cui si muovono i socialdemocratici del presidente Scholz. I Verdi quasi dimezzano i consensi scendendo al 12%, ben 8,5% in meno del 2019. I liberali galleggiano al 5%, superati dalla neonata formazione di sinistra populista, l’Unione Sahra Wagenknecht (6%). Quesito politico chiave, quanto a lungo il governo Scholz riuscirà a sopravvivere.

Spagna e Portogallo, centrodestra e centrosinista su e giù

In Spagna il centro-destra è avanti del 4% mentre in Portogallo è leggero vantaggio al centro-sinistra. Il risultato finale vede il Partido Popular al 34% (22 seggi), i socialisti al 30% (20). L’estrema destra di Vox, stesso gruppo Conservatori e Riformisti di Giorgia Meloni, resta molto lontana a 6 europarlamentari (9,6%). In Portogallo il centro-destra al governo (Alleanza Democratica) si fa superare di misura dai socialisti. Terza forza resta l’estrema destra di Chega, ma col 9,8% crolla rispetto alle Politiche di marzo quando ha toccato il 18%.

Progressisti in Slovacchia

Uno dei risultati più sorprendenti della giornata è probabilmente la vittoria del partito Slovacchia Progressista (SP) in Slovacchia, che ha vinto le elezioni europee con il 27,8 per cento dei voti. È un risultato che contraddice i sondaggi e le previsioni politiche diffuse, che davano per favorito il partito populista e filorusso del primo ministro Robert Fico. Fico era stato vittima di un grave attentato lo scorso 15 maggio, quando era stato ferito con diversi colpi di pistola. Premier fuori pericolo per le ferite e in netto miglioramento, male SMER, il suo partito arrivato soltanto secondo con il 24,8 per cento dei voti

Nord Europa delle molte sorprese

Nei paesi del Nord Europa segnali politici piuttosto sorprendenti. Sia in Finlandia sia in Danimarca il principale partito di sinistra ha preso più voti di quello di centrosinistra. In Finlandia sono andati malissimo anche i Veri Finlandesi, il principale partito di estrema destra: sono passati dal 20,1 per cento ottenuto alle elezioni parlamentari del 2023 al 7,6 per cento di queste elezioni europee. In Svezia i Socialdemocratici hanno tenuto e sono risultati il partito più votato, come accaduto praticamente sempre nella loro storia: si sono fermati però al 24,9 per cento, una percentuale che raccolgono quasi sempre alle elezioni europee.

Polonia e Ungheria contro i fideismi interni

Il premier polacco Donald Tusk ha dichiarato la vittoria della sua Coalizione centrista ed europeista, al 38%, davanti ai sovranisti di Diritto e giustizia (Pis) guidati da Jaroslaw Kaczynski, rimasti sotto il 34%. Al Parlamento di Strasburgo Varsavia invia 53 deputati, con la formazione di Tusk che ne manda 21 ai Popolari europei (+4 rispetto al 2019), e il Pis 19 nel gruppo di Ecr (-7). I polacchi scelgono meno a destra che nel passato. A Budapest ha vinto, ma non stravinto il premier ungherese Viktor Orbán. Cala al 44% dal 53% che aveva, e la vera novità ungherese è l’ex fedelissimo Péter Magyar, diventato il suo più agguerrito oppositore, carta pronta per le politiche 2026: il suo 32% è un risultato strabiliante, per un partito, ‘Tisza: rispetto e libertà’, che fino a qualche mese fa nemmeno esisteva.

I numeri quasi certi dei seggi

Il Partito popolare europeo (Ppe) ottiene, secondo le proiezioni 189 seggi;
i socialdemocratici 135;
i liberali e macroniani di Renew Europe 83;
i conservatori dell’Ecr (guidati da Meloni) 72;
l’estrema destra di Identità e democrazia (con leghisti e lepenisti) 58;
i Verdi 53;
la Sinistra 35.

Vittoria degli astenuti

“Ad aver scelto è stato meno di un italiano su due, il 49,6 per cento. Gli astenuti sono largamente il primo partito, e il dato italiano sull’affluenza è circa un punto in meno rispetto al 51 per cento di media nell’Unione, segno di un problema diffuso.”

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Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

10 Giugno 2024