IL “QUIETO” MAROCCO

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Tutti gli occhi sono rivolti verso la Tunisia e la Libia, punti di fuga di un esodo migratorio senza precedenti.

Il dito puntato verso questi due Paesi distoglie l’attenzione dagli altri, in particolare dall’Algeria ma soprattutto dal Marocco.
Pare che non esista.
Nessuna notizia, nessun cenno alla situazione sociale e politica di un Paese, vassallo americano, piantato tra l’Oceano e il Mediterraneo.
Passato sotto silenzio anche il “patto scellerato” tra il Marocco e quella specie di stato che alcuni chiamano “israele”.
Quest’ultimo, che da alcuni anni coltiva “buoni rapporti” con il Re marocchino, ha, in questi giorni, riconosciuto ufficialmente la sovranità del Marocco sul Sahara occidentale.
Sovranità negata da tutta la Comunità Internazionale.
Il Re ha prontamente inviato una lettera di ringraziamento a Tel Aviv.
Lettera che gronda di saliva per l’assurdo “lecchinaggio” di un Paese Arabo verso “quelli la”.
Nella missiva si auspica addirittura un più serio e costruttivo rapporto d’amicizia, ignorando che “quelli la” bombardano ed uccidono quotidianamente i fratelli arabi Palestinesi e che qualsiasi patto con loro é contro natura.
Ma se il Marocco vuole continuare ad essere il “servo americano” in Nord Africa, deve comportarsi come tale, continuando in questa scellerata politica estera che di fatto lo pone al di fuori dell’idea comune panaraba.
Al Re non importa quello che il Popolo pensa, anzi se qualcuno si permette di pensare, arrivano le Brigade antiterrorismo.
Perché “pensare” in Marocco é un’attività sovversiva.
Decine e decine di arresti cercano di contenere il dissenso.
Basta una parola sbagliata per finire in galera.
Se questo articolo io lo pubblicassi in Marocco, sarei condannato alla pena capitale.
E’ già successo a molti e altri aspettano la corda al collo.
Ma alla sempre vigile Europa, quello che succede a Rabat non importa un cactus.
E non interessano nemmeno i morti in mare delle inevitabili fughe dei marocchini.
Eh si, perché anche loro scappano cercando di raggiungere la vicinissima Spagna.
Ma la Guardia Costiera del Re fa buona “guardia”.
Non perde tempo a convincerli di invertire la rotta, li sperona e li affonda.
L’altro giorno una barca con SESSANTA PERSONE a bordo é colata a picco.
Nessun superstite.
Non é il primo e non sarà l’ultimo.
Ma di questo ne avete sentito parlare?
Certo che NO.
Così come cade il silenzio sui continui tentativi di fuga verso l’enclave spagnola di Ceuta in terra marocchina.
Gli spagnoli usano come deterrente proiettili di gomma, peccato che all’interno ci sia un anima di metallo.
I feriti, i contusi o comunque chi ci prova, vengono poi presi in consegna dai marocchini e condannati per “attività contro lo Stato”.
Incredibile ma é così.
Scappare da un regime, sognare la Libertà, desiderare un futuro é contro lo Stato.
E sul Marocco cade il silenzio.