COMPAGNI FRATELLI

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Quando Lui, invitò gli altri a mangiare quel pane che aveva spezzato, a bere quel vino che aveva versato, voleva dare un messaggio chiaro e preciso nella sua straordinaria semplicità.
Fare degli altri se stessi, diventare un unico corpo, una sola mente.
Cum Panis, Compagni sono coloro che insieme affrontano le difficoltà aiutandosi a superarle.
Lui sapeva che il solo modo per essere Compagni, era quello di “mangiare” lo stesso pane, cioé di dividersi equamente cio’ che si possedeva con tutti gli altri.
Il Pane ed il Vino erano la testimonianza di quella divisione, erano il simbolo dell’unità dell’Essere Umano nella fratellanza, nel seguire la stessa strada dove nessuno é primo e nessuno é ultimo.
Vuol dire perseguire lo stesso percorso, dividendosi il peso dei passi.
Cum-Panis, compagni di vita che fanno di un messaggio l’ispirazione dei loro gesti, delle loro azioni.
Io non credo in dio, in nessun dio.
Credo nell’Uomo e quell’Uomo ha detto cose meravigliose.
Essere Compagni é la più bella e “sacra” delle sue parole.
La più dimenticata.
Nessuno oggi spezza il pane con gli altri, nessuno chiama chi gli sta accanto “compagno” o “fratello”.
Siamo estranei, perfino a noi stessi.
Abbiamo messo da parte il comandamento più sublime, quello di appartenerci l’un l’altro, d’essere una cosa sola, fratelli in Amore e non rivali nell’odio.
Quando sollevò il calice, il Graal, invitando gli Altri a bere quel vino che simboleggiava il suo sangue, Lui intendeva richiamare l’attenzione sul destino di tutti gli Uomini che univano il loro “esistere” nel bere nello stesso bicchiere di vita.
Rendere quindi ciascuno di noi, responsabile di quello che facciamo e di quello che gli altri fanno.
Perché il Pane ed il Vino sono simboli della nostra fratellanza e quindi delle nostre responsabilità.
Nessuno é chiamato “fuori”, ciascuno é “dentro” a questo messaggio.
Ma l’Uomo, anche chi dice di seguire quel gesto, ha dimenticato il valore profondo di quel momento.
Nessuno é più Fratello.
Nessuno é più Compagno.
Siete ridicoli e patetici inginocchiati davanti ad una Croce.
Non ne avete il diritto, ormai ciechi e sordi alle Sue parole.
Cosa ci fate con le mani giunte davanti ad un altare se, a pochi passi da voi, sui gradini di quella stessa chiesa, un Uomo é costretto a chiedervi un pezzo di pane per vivere ?
Con chi avete diviso la vostra vita ?
Credete veramente di meritarvi un posto a quella tavola ?
Io, molto umilmente, non m’avvicino.
Non ho fatto abbastanza per i miei Compagni.
Come fate a credere in Lui come dio se avete dimenticato il “sacro” valore delle sue parole ?