PERCHE’ LA RUSSIA GUIDA IL GOLPE IN NIGER

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Che la Russia avesse da tempo intrapreso un percorso per rafforzare la sua presenza in Africa era cosa nota.

Dal 2014 con l’inizio delle sanzioni dell’Ue nei confronti della Russia, il paese di Vladimir Putin ha firmato 19 accordi di cooperazione militare con i Paesi dell’Africa sub-sahariana.
Tuttavia l’intesa appena firmata dal ministro della Difesa russo, Sergey Shoygu, e il ministro della Difesa maliano, Ibrahim Dahirou Dembele, apre nuovi scenari che mettono in gioco anche la Francia, fortemente presente su territorio maliano.
Il negoziato prevede che la Russia rifornisca di armamenti il Mali e al contempo ne addestri unità da combattimento terrestre da rendere operative nella lotta al terrorismo. Lotta già intrapresa nel 2013 dai vessilli francesi del governo di François Hollande e tutt’ora in corso.
Tutt’oggi la Francia ha un interesse fortissimo nel mantenere la stabilità politica nel Sahel, nella Repubblica Centrafricana, in Niger e in Mali così da poter continuare ad avere accesso alle risorse del territorio (in particolare uranio e petrolio), fornire alle multinazionali francesi condizioni di lavoro pacifiche e continuare ad essere una superpotenza nello scacchiere geopolitico globale.
La Russia dal canto suo non si è chiamata fuori dal conflitto in Siria e nemmeno dalla corsa all’Africa. Nel 2014 partono le sanzioni dell’Europa verso la Russia a causa della annessione della Crimea. E’ a quel punto che il Cremlino cerca nuovi partner commerciali affidando la missione a Yevgeny Prigozhin capo della Wagner.
Wagner Group era affiliato ad una società di fondi d’investimento comuni impegnata nell’estrazione di diamanti, uranio e oro nella Repubblica Centrafricana: la M-Finance LLC Security Service di Yevgeny Prigozhin. La presenza russa nella Repubblica Centrafricana è stata siglata da un accordo di cooperazione militare firmato a giugno 2018 a seguito del colpo del stato del 2013.
La Russia intrattiene forti relazioni anche con altri paesi africani mantenendo la stessa formula di supporto paramilitare e di addestramento di unità da combattimento in cambio delle concessioni per le estrazioni minerarie e lo sfruttamento delle risorse territoriali.
La tensione tra Russia e Francia si è fatta evidente nel 2018, quando emissari di Prigozhin sono giunti a Comore, da sempre in contrasto con Parigi per via del suo controllo su Majotte, per sondare la possibilità di accendere un ostilità fra l’Hexagone e Comore. Secondo il Guardian, una serie di documenti fatti trapelare dagli uffici dei consulenti politici di Prighozin, svelerebbe il ‘Progetto Africano’ che Mosca avrebbe attuato per aumentare la sua influenza nel continente.
In Madagascar, per esempio, il supporto della Russia sarebbe stato determinante per la vittoria del nuovo presidente Andry Rajoelina.
Nella strategia geopolitica russa ci sarebbe la volontà di ristabilire le relazioni collassate dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica. Sono molte le azioni intraprese da Mosca in questo senso come il tentativo di stabilire una base militare nel Gibuti, gesto che lo stato africano non ha permesso e dove è già presente una base francese.
A differenza di Francia e Regno Unito, la Russia non deve fare i conti con i retaggi di un passato imperialista in Africa: ciò rende più fluido il processo di stipulazione di accordi e l’inserimento nel contesto geopolitico dei singoli paesi.
E’ interessante capire quali saranno le prossime mosse di Macron ora che anche il Niger dopo il Mali è entrato nella sfera di interesse del Cremlino, insieme alla Repubblica Centrafricana e il Madagascar.
Il Mali si è detto felice di collaborare con la Russia nell’estrazione di minerali e nello sviluppo dell’industria mineraria. Il prossimo anno, la Russia e il Mali celebreranno i 60 anni dall’inizio delle relazioni diplomatiche fra i due paesi: proprio a tal proposito una serie di visite istituzionali sono intercorse negli ultimi dieci anni.
In virtù della promozione di scambio culturale, studenti universitari maliani hanno frequentato programmi di studio in Russia.
I rispettivi ministri per gli affari esteri si sono incontrati a Mosca il 10 giugno, due settimane prima di firmare l’intesa. Proprio il giorno in cui l’accordo è stato siglato a Army 2019, il Forum militare e tecnico internazionale che si tiene a Mosca, il Ministro della difesa russo, Sergey Shoygu, ha dichiarato che: “la solida esperienza costruita in questo periodo rappresenta una buona base per rafforzare i rapporti in numerosi ambiti.”
L’assetto attuale, di un paese conteso fra due superpotenze, potrebbe avere molteplici risvolti in futuro, fra cui anche quello di tensioni più evidenti.
Movimenti come il Gruppo per il sostegno all’Islam e ai musulmani (Jnim) e lo Stato islamico nel Grande Sahara hanno iniziato ricoprire una area geografica maggiore che comprende anche il Burkina Faso e Niger utilizzando il Mali come base stanziale per fluidificare la cooperazione con altri gruppi islamici presenti in Nigeria e in Libia.
Che Putin voglia l’Africa lo dimostrano anche i recenti “forum” tenuti a Mosca e la promessa di soddisfare il bisogno alimentare dei Paesi africani con l’invio “gratuito” di grano.
Il tentativo russo é solo all’inizio, per l’Africa, perennemente martoriata dalle ingerenze occidentali, si apre un futuro desolante.