LA PUBBLICA OPINIONE

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Come nelle guerre vere anche in quella politica l’esercito dominante può subire qualche perdita. A cadere per primi saranno i più stupidi, quelli che hanno pensato che lo strapotere della propria parte garantisse loro l’invulnerabilità, una immunità assoluta per maramaldeggiare a piacimento.
Seppelliamo senza onori il primo soldatino caduto della falange governativa, quell’imbrattacarte di Filippo Facci che scrivendo le sue porcherie sessiste e ruffiane su uno straccio di giornalucolo è riuscito a farsi licenziare dalla RAI ancor prima di essere assunto.
Altri ne seguiranno auspicabilmente di grado più elevato, perché l’immondizia di Facci è nulla se paragonata a chi bacia il fondoschiena degli evasori, o strizza l’occhio alla mafiosità, o mente spudoratamente pensando di rivolgersi a una nazione di imbecilli.
Il potere, anche quello più prepotente e svergognato, non può non tenere conto dell’unica arma in grado di sopraffarlo: la pubblica opinione. I politici più scaltri lo sanno benissimo ed è per questo che assistiamo quotidianamente ai dietrofront della Meloni, ai balletti di Tajani e alla serie infinita di “sono stato frainteso” dei loro sottopanza più qualificati.
E’ un giochino che non potrà continuare all’infinito perché ogni puttanata declamata in pubblico o commessa in privato a poco a poco renderà la pubblica opinione sempre più micidiale fino a ribaltare i rapporti di forza, basta aspettare per vedere se ciò avverrà nelle piazze o nelle urne elettorali.