PRIMUM: FARLA FRANCA

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Trovo insopportabilmente stucchevole il teatrino dei difensori e degli accusatori della ministra Santanchè, del presidente del senato La Russa e del sottosegretario Delmastro.
La tesi secondo cui noi plebei dovremmo aspettare le sentenze prima di accusare chi ci governa è semplicemente ridicola, visti i tempi processuali tanto varrebbe considerare il giornalismo un’attività illegale e sostituirlo per legge con la frase resa famosa dal Marchese del Grillo.
Altrettanto ridicola è la pretesa di essere governati da individui diversi da noi, personaggi mitologici che non esistono in natura e meno che mai in politica i quali avrebbero raggiunto i vertici del potere percorrendo sentieri celesti dove cinguettano passerotti avvolti in un inebriante profumo di violette.
Quando però si parla di istituzioni, e in un paese democratico il Parlamento è o dovrebbe essere quella più importante, non c’è spazio per il garantismo di maniera e per l’umana comprensione che sono roba apprezzabilissima ma destinata agli individui.
Non mi importa una sega della eventuale estraneità formale della Santanchè alle piraterie delle sue aziende, con la umana protezione paterna di La Russa mi ci pulisco il sedere e non ho alcuna indulgenza per il tromboneggiare cameratesco di Delmastro.
Tutti e tre sono venuti meno a un obbligo che da solo giustifica i loro lauti stipendi e i loro vergognosi previlegi, quello di farla franca.
Che si tratti di crimini, di comportamenti impropri o di imboscate giornalistiche e giudiziarie non cambia nulla. Costoro vanno messi in panchina per tutto il tempo che sarà necessario anche se già sappiamo che chi li sostituirà non sarà né molto peggio né molto meglio di loro.
E’ indispensabile perché senza fiducia nelle istituzioni la democrazia può chiudere baracca e burattini, e il dubbio che ciò sia già avvenuto da parecchio tempo è più che legittimo.