È MORTO VINCENZO D’AMICO, IL MIO AMICO GENIALE

DI PAOLO RAIMONDI

È morto Vincenzo D’Amico, il mio idolo d’infanzia insieme a Bruno Giordano.
Inevitabile il raffiorare di ricordi.
Le prime volte allo stadio appiccicato alla mano gigante di mio padre, le file al botteghino, lo stadio sempre stracolmo, perché in televisione esisteva solo 90esimo minuto e la Domenica Sportiva.
Quando il calcio era solo passione e gioco.
Quando c’era più voglia di qualsiasi cosa.
Quando esisteva ancora il verbo “desiderare”, perché ancora non avevamo tutto.
Quando lo stare insieme era il vero piacere e non eravamo afflitti dalla malattia del mostrare.
Non c’era bisogno di ostentare, semplicemente vivevamo di piccole cose.
Persino vincere era secondario rispetto all’esserci.
Un panino con la porchetta, una bibita, cazzate da dire e prese in giro da sopportare.
Questo era il calcio di allora, gioco del quale ci innamorammo tutti.

Vincenzo era un giocatore geniale, rapidissimo di piede e di gamba, un po’ lunatico come quasi tutti i giocatori di talento.
Dopo circa 15 anni dal suo addio al calcio, lo incrociai in un torneo amatoriale. Aveva la pancia e giocava da fermo, ma in mezzo a dei dilettanti come noi era comunque di una spanna superiore.
Ricordo i suoi riccioli crespi, poi imbiancarsi.
Le sue battute da guascone, quale era.
Non fu nella vita tanto diverso da come fosse in campo.
Vincenzo giocava e non ha mai smesso di farlo.
Ho perso un compagno di giochi.
Per questo oggi mi sento più solo e permetto ad una lacrima di rigarmi una gota.
Piango ridendo, come lui avrebbe voluto.
Ciao Vincenzino.