CRITICARE SENZA PELI SULLA LINGUA

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Secondo il Corriere della Serpe sulla vicenda Santanché la maggioranza è caduta nella trappola del Pd.

Al netto che l’OdG presentato dai Dem è stato votato a larga maggioranza nello stupore della Meloni, più che trappola del Pd bisognerebbe verificare quanto sia coesa la maggioranza e quanto la ministra non piaccia ai parlamentari del Cdx. Con ciò si evidenzia ancora in quale strano modo il giornalismo affronti il problema morale nell’ambito politico.
La Ministra si è resa protagonista di comportamenti inaccettabili e la condanna avrebbe dovuto essere trasversale. Invece si è assistito a più che deplorevoli tentativi di negare perfino che la Ministra abbia lucrato su dipendenti, aziende e Stato. E il garantismo non c’entra niente perché non si può essere garantisti di illeciti indubitabili.
Il Paese è letteralmente precipitato nel caos derivato dalla prevedibile decomposizione del berlusconismo di cui ereditiamo lo stampo peggiore.
Ogni fatto è proposto con la lente distorsiva del regime, e mentre il cittadino si difende dalla pioggia di menzogne propinate a 360 gradi, il governo punisce chiunque attenzioni i corrotti svolgendo il ruolo di garanzia a cui il silente Presidente della Repubblica sembra aver abdicato.
Isolare Report é un esempio di tattica prevaricante dell’esecutivo: all’indomani dello scandalo Santanché, ormai fuori controllo nonostante toppe contraddittorie e disperate da una pletora di irricevibili, il giornalismo d’inchiesta è scomparso dal contratto di servizio Rai, perciò Report e Presa Diretta, unici programmi Rai capitanati da giornalisti eccellenti col rispettivo organico, non hanno luogo di esistere. E a redigere il contratto di servizio c’è Adolfo D’Urso presente nelle inchieste di Report. Il conflitto di interessi è come al solito abnorme. Non più giornalismo d’inchiesta ma natalità e famiglia come se i due temi potessero escludere l’altro.
A parte l’ovvietà, il moralismo obsolescente con cui il tema della famiglia verrà trattato, non si vede nemmeno perché parlare di famiglia laddove non si possa scegliere chi amare perché casomai la persona non fosse quella decisa dal governo, la famiglia è vietata; col benestare, e lo dico perché ne sono certo, dei cittadini democratici sconcertati per le iniziative meloniane.
Ma nel mondo etero correttamente orientato non va tanto meglio, con gli stipendi da fame che contraddistinguono il mercato del lavoro, la famiglia è comunque un miraggio.
Auguri e buon pregiudizio a tutti.
L’Italia che nega il giornalismo d’inchiesta perché il governo protegge i corrotti, e che parla di famiglia laddove le famiglie difficilmente si possono formare, è divenuto il Paese dei ricchi e mica i ricchi onesti, che comunque se entrano in un sommergibile meritano la morte, parlo dei ricchi corrotti e sfruttatori delle classi operaie, locuzione obsoleta e da comunista impenitente.
Al comunista impenitente oggi si oppone il giornalista fortemente disagiato. Scrive il Riformista del pluridecorato con disonore Renzi: “Schlein si occupa dei lavoratori senza chiedersi chi paga”.
Era ora! Da una vita c’è chi parla di lavoratori senza occuparsi di chi lavora…
Oppure c’è chi invidia il mercato del lavoro arabo in cui la tutela massima è l’obbligo a lavorare sottopagati. L’articolo del Riformista non manca di riferimenti al RdC nonostante sia stato cancellato dalla Premier che in alternativa propone pene e fame per i più miseri. Ciò secondo quelle tendenze da madre cristiana che tace se un imprenditore non paga i propri dipendenti e le aziende fornitrici. Quello si, caro Matteo, è occuparsi dei lavoratori sapendo chi paga: i lavoratori licenziati senza paga.
Ventennio da dimenticare o ricordare con orrore.
Le discriminazioni stanno sotto gli occhi di tutti ma con amarezza posso affermare che l’Italia è troppo retrograda e bigotta per salvarsi dal minimo storico ideologico che costerà milioni di persone senza prospettive finché questa generazione di politici non sarà morta, sepolta e ricordata col massimo disprezzo.