IL POLITICO

DI GIOACCHINO MUSUMECI

 

Dato che si avvicinano le elezioni Ho pensato di scrivere un piccolo post dedicato al PARLAMENTARE. Il post ha naturalmente connotati molto generali. Decidere di cominciare un percorso politico significa rinunciare a ciò che si fa abitualmente e battersi per la comunità.
Uso il termine battersi perché nel nostro paese i diritti individuali e collettivi sono a rischio e con essi le fondamenta democratiche, perciò si tratta di una battaglia senza esclusione di colpi, in cui ogni errore può portare a risvolti drammatici per milioni di persone, basta pensare alle guerre o le crisi finanziarie.
Questa premessa dovrebbe di per sé portare chiunque pensi a candidarsi a una riflessione importantissima: “Sono in grado di reggere un peso così importante? La mia cultura è sufficiente? Possiedo il giusto spirito di sacrificio? Quanto sono capace di rinunciare a me stesso, ho idea di cosa mi aspetta oltre 15mila € mensili + benefit Etc etc..”
Prendiamo il mio caso: svolgo una professione impegnativa che mi mette al servizio delle persone, se mi candidassi e venissi eletto, guadagnerei un sacco di soldi ma potrei occuparmi esclusivamente di attività parlamentari, le mie connessioni con persone e cose cambierebbero radicalmente. Il rapporto pubblico con le persone sarebbe traslato sul piano parlamentare/ elettore. I corollari di questo vanno valutati ben prima di proporsi come candidati per una forza politica.
Il politico vive due dimensioni separate: quella pubblica e destinata all’ elettore che verrà informato di quanto bene fa il partito che il politico rappresenta. Poi c’è la dimensione interna del partito, di cui l’elettore conosce uno statuto e naturalmente la propaganda che deve convincerlo a votare.
Nella dimensione interna del partito si svolgono critiche e scontri che l’elettore non deve conoscere, il partito vende sempre la faccia migliore di sé. Il parlamentare concorre nella dimensione pubblica a propagandare questa faccia indipendentemente da quanto sia reale. Affinché funzioni, il parlamentare ha tempi e modalità precise per esprimersi. Ecco, a me basta questo per sapere che non posso essere parlamentare.
Il lavoro del parlamentare, sul piano pubblico, è vendere al cittadino il profilo migliore della forza politica per cui opera. Il politico vende giusti principi e studia il modo migliore per convincere che il proprio profilo etico/ morale sia migliore di altri. Il politico deve convincere che al giusto profilo morale corrisponderanno giuste norme.
Esistono politici che hanno mostrato come sia possibile impegnarsi per legiferare con equilibrio, perciò non è vero che i politici sono tutti uguali com’è vero che ci sono buoni politici in qualsiasi partito. Elio Vito, per esempio, ha dimostrato che la sua etica personale vale più di una poltrona. Luigi Di Maio ha dimostrato che lui è una poltrona etc..
Quando il politico trova la modalità migliore per proporre le sue idee, tenendo conto dell’orientamento generale dell’elettorato, aumenta il proprio consenso.
Quindi cosa fa il politico: studia le tendenze della massa e esprime concetti funzionali ad esse: Salari bassi? Aumenteremo i salari. troppe Tasse? Flat tax… Dicesi propaganda che, piaccia o meno, è trasversale. Divulgare propaganda efficacemente è un talento, chi non lo possiede sarà pessimo politico. Chi invece è refrattario alla propaganda sarà pessimo elettore o quanto meno sarà elettore MOLTO critico.
Io ho concluso che sarei un politico inutile. Non sono interessato all’orientamento della massa, sono portato per natura a osservare e scrivere in che modo i politici sfruttano il comportamento massificato da strumenti a cui gli stessi elettori non possono rinunciare.
In definitiva quando mi sono chiesto se potrei fare il politico, ho concluso che danneggerei qualsiasi partito dato che non posso rinunciare alla mia autonomia di pensiero e sottoporla ai vincoli che comporta l’attività politica.