ARSENALI CRIMINALI

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

2014. E’ l’anno spartiacque.
A sparigliare le carte è l’annessione russa della Crimea. Due anni dopo la svolta. La Nato decide di cambiare pelle. Non aspettava altro.
Nel summit di Varsavia del luglio 2016, l’Alleanza Atlantica decide la militarizzazione del fronte Est.
Vengono costituiti quattro gruppi tattici in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia.
Si tratta di contingenti già pronti al combattimento in caso di un’aggressione su larga scala all’Ucraina. Un totale di oltre 4.600 truppe da più di 20 Paesi.
Ma la punta di diamante della Nato in Europa ha un acronimo: ”Nrf”, NATO Response Force. E’ la forza di risposta rapida, costituita nel vertice di Praga del 22 novembre 2002, naturalmente su proposta della delegazione statunitense.
130 jet sempre in stato di massima allerta e oltre 200 navi da Nord fino al Mediterraneo. Migliaia di uomini in assetto costante d’intervento.
Gli Stati Uniti hanno fatto del Vecchio Continente una immensa colonia militare.
C’è chi dice siano di stanza centomila soldati stelle e strisce, chi oltre 70 mila. La Germania ne ospita circa 36 mila, l’Italia 13 mila, la Gran Bretagna 9 mila.
Sono 120 le basi Nato ufficialmente dichiarate in Italia. Si sospetta, però, che siano in totale 140, 20 sarebbero coperte da segreto.
Il nostro paese è un vero arsenale di guerra. Convenzionale e nucleare.
La più strategica tra le basi dell’Alleanza Atlantica è a Sigonella. Nella piana di Catania, spicca l’aeroporto della Us Navy nel Mediterraneo. Qui decollano i droni spia, Global Hawk. Questi mezzi vengono impiegati per pattugliare il confine russo-ucraino. Da qui la Nato monitora il movimento dell’armata russa. Sempre da Sigonella si alzano in volo i droni killer: i “Triton” e i “Reaper”.
Ad Aviano, provincia di Pordenone, si trova la più grande base aerea americana del Mediterraneo, quella dove sono state collocate quasi tutte le testate nucleari: le stime indicano dai 40 ai 70 ordigni.
Nel 1954, il vecchio aeroporto diventa una base NATO e “Quartier Generale della United States Air Force” in Europa. Qui sono presenti degli aeroplani equipaggiati a cacciabombardieri F-16 CM Fighting Falcon Block 40.
Un’altra ventina di testate atomiche sono stoccate nell’aerobase militare di Ghedi, provincia di Brescia. Negli hangar sono stipati velivoli PA-200 “Tornado” e F-35 “Lightning II”.
A Vicenza è assegnato il comando US Army per l’Europa del sud. Camp Ederle, (Vicenza) funge da base militare degli Stati Uniti dove sono di stanza migliaia di militari americani.
Il porto di Gaeta, provincia di Latina, ospita la nave ammiraglia e il comando della VI flotta. Il “Deployable air command and control centre” della Nato si trova nella base aerea dell’aeronautica militare italiana di Poggio Renatico, in provincia di Ferrara.
A Motta di Livenza, in provincia di Treviso, nella caserma Mario Fiore, è di stanza il “Multinational Cimic group”, reparto multinazionale interforze.
Il Corpo d’armata italiano di reazione rapida della Nato, che può essere inviato velocemente ovunque in scenari di crisi, è nella caserma “Ugo Mara” a Solbiate Olona, in provincia di Varese.
A Napoli ha sede uno dei due comandi operativi della Nato, l’”Allied joint force command”. Sempre a Napoli si trovano anche il comando del “Security force” dei Marines americani, la base dei sommergibili statunitensi e il Comando delle forze aeree statunitensi per il Mediterraneo. A Mondragone, in provincia di Caserta, c’è invece il sotterraneo antiatomico per il comando americano e Nato da utilizzare in caso di guerra.
Tutto questo Moloch horridus costa ovviamente un sacco di soldi.
Gli Stati Uniti, che fanno da giudici, giuria e boia, spendono più di tutti gli altri paesi messi insieme: quasi 690 miliardi di dollari, ovvero quasi il 4% del loro Pil.
Per dare un’idea: se sommiamo la spesa militare attuale dei 27 Paesi dell’Unione europea otteniamo una cifra pari a quasi 233 miliardi di dollari.
Ma non bastano. Per i generalissimi del Pentagono l’Italia non fa abbastanza. Oggi dilapida solo l’1,4 per cento del Pil. Deve fare bene i compiti a casa per arrivare almeno al 2 per cento.
Obiettivo del governo neofascista: passare da 25,8 miliardi a circa 38 miliardi all’anno, cioè da 68 milioni al giorno ad almeno 104 milioni. Crosetto, che fa rima con elmetto, è già al lavoro. Così, il neoeletto, Cingolani sulla plancia di comando della “Leonardo”.
Per i fabbricanti d’armi champagne a catinelle. Per il “Partito della Guerra per procura” pizzette e pasticcini.
Tanto le armi ce le mettiamo noi, mentre i morti ce li mettono loro.