COCCODRILLO PER IL CAIMANO

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Le lodi intessute sui giornali in occasione dei decessi importanti si chiamano in gergo “coccodrilli” ma l’occasione di scrivere un coccodrillo per il Caimano è troppo ghiotta per non anticipare i tempi. Lunga vita al vecchietto, ormai il danno è fatto e non sarà la sua scomparsa a liberarci del berlusconismo.
Con quel neologismo patronimico non voglio identificare i trent’anni di leggi spudorate fatte apposta per lui a partire della Mammì che gli assicurò il dominio incontrastato dell’etere, o le collusioni con la malavita organizzata e la massoneria, o le “pecorecciate” che hanno scandito la sua vita da miliardario allupato e neppure le truffe grandi e piccole a partire da quella che gli procurò per quattro soldi la sua reggia di Arcore.
Il Berlusconismo è e resterà prima di tutto un virus che attacca i cervelli della gente comune proprio come fa il Covid con i polmoni e non è sfuggito accidentalmente dai laboratori di Wuhan, è stato iniettato con la complicità di tutta la classe dirigente nei milioni di cavie sprovviste degli anticorpi necessari.
Il mito del successo esisteva anche prima di Berlusconi ma era un sogno quasi sano che prendeva a modello i ricchi industriali e gli artisti famosi, si pensava a Gianni Agnelli o a Marcello Mastroianni e Sofia Loren. Tutto spazzato via dalla potenza televisiva di Fininvest e sostituito da un modello ircocervo che in sé racchiude tutte le peggiori qualità dell’essere umano, da Ceausescu a Trimalcione, da Don Vito Corleone a Paperone e poi giù giù fino all’ultimo guitto del Bagaglino e all’ultima velina sculettante.
Non sarà la biologia umana a liberarci di quel virus, l’unico vaccino disponibile è proprio quella cultura residua che i suoi sgangherati epigoni stanno distruggendo quotidianamente dopo averne bruciato la formula.
Auguri Silvio, che tu ce la faccia o meno ormai per noi non fa più nessuna differenza.